Vuoi saperne di più in tema di diritto all’informazione e consenso informato?

  • Conciliazione


A seguire, una sintesi dei principali problemi riscontrati dai cittadini in questo ambito.

Cittadini e diritto all’informazione e al consenso informato (sintesi Rapporto Pit 2011)
Tra i problemi legati alla disinformazione c’è quello relativo al consenso informato (5,9% nel 2009, 4,1% nel 2010), uno strumento che permette al cittadino di decidere consapevolmente se dare il suo consenso alle varie prestazioni sanitarie che gli vengono proposte. Il colloquio tra medico e paziente, di fatto, dovrebbe essere utile al fine di comprendere e condividere il tipo di cura che si sta prospettando. Allo stesso tempo, sarà utile al medico, per rafforzare il rapporto di fiducia con il paziente, farlo sentire compartecipe delle cure e acquisire informazioni che gli permettono di effettuare al meglio la propria prestazione. Nella pratica invece, il consenso spesso si limita ad una mera formalità, dove quello che più conta per il sanitario è acquisire un pezzo di carta con il consenso del paziente. I cittadini a loro volta spesso non hanno la piena consapevolezza dello strumento che gli è stato messo a disposizione, e molti segnalano di aver dovuto firmare un foglio quando già si trovavano in sala operatoria o in pre-anestesia, ricevendo un’informazione non sempre completa di tutti i rischi e complicanze possibili.

Inoltre viene meno la piena possibilità di scegliere per il paziente che se correttamente informato dei rischi potrebbe decidere di non volersi sottoporre a quella cura. Non mettere il paziente di fronte ad una alternativa terapeutica, non informarlo sui rischi di una terapia piuttosto che di un’altra, azzera la possibilità per lui di partecipare al processo di cura.  Analizzando i casi di malpractice, notiamo che è proprio da qui che nascono molti problemi. Di sicuro, il tema del consenso informato è strettamente connesso alla sicurezza e spesso contribuisce a delineare una segnalazione di sospetto errore da parte del cittadino. Il cittadino, che percepisce di essere vittima di errore medico, segnala spesso che se avesse saputo che i rischi potevano essere tanti non si sarebbe sottoposto all’intervento o non avrebbe assunto il farmaco specie quando scopre, magari, che era possibile sottoporsi ad un intervento con una metodologia meno invasiva o ad una cura con farmaci innovativi.

 

Condividi