Cittadinanzattiva va a Congresso. Mai occasione fu più propizia per riflettere, proprio in questo momento, del ruolo, delle idee, dei programmi e della leadership di una organizzazione che si propone di essere una delle voci e delle esperienze più consolidate dell’attivismo civico in Italia. Per rappresentare l’importanza di questo momento abbiamo voluto dare un titolo al Congresso che non lasciasse dubbi: Italia: punto e a capoCostruzione, innovazione, fiducia.
Se c’è una consapevolezza che ci guida è quella di sapere che o il Paese decide di mettere da parte un passato (e purtroppo un presente) nel quale la cosa pubblica è diventata affare privato oppure è difficile immaginare un futuro che non sia solo degrado, impoverimento, stallo. Il dibattito politico è asfittico, parla d’altro, senza vedere sul serio che cosa sta succedendo in un contesto di involuzione che è scandito dall’emergere giornaliero di scandali, ruberie e corruzione. 
E intanto un governo, che era l’unico possibile, tenta di arginare i debiti e i rischi di default con operazioni dolorosissime per la vita dei cittadini. La nostra esistenza è scandita ogni giorno da cifre da capogiro, a cui dovremmo far fronte noi, senza vedere nemmeno uno spiraglio di cambiamento nella classe politica, negli uomini che ne fanno parte, nei comportamenti pubblici. 
Per questo Punto e a capo come cittadini attivi, non per distruggere ma per costruire una nuova classe dirigente che nasca dalla vita vissuta e sia immersa nelle vicende delle donne e degli uomini di questo paese. Buona parte del mio mestiere consiste nell'andare in giro per l'Italia e per l'Europa per incontrare gruppi locali, associazioni, interlocutori della cittadinanza attiva, imprese. A vedere le cose da questa visuale siamo un paese veramente in gamba. E' impressionante costatare quante persone intelligenti, sensibili, legate alla realtà, esistono, si muovono, fanno, dicono. Molte di queste realtà sono il nuovo della politica ma non stanno nella politica dei politici. Il linguaggio è diverso, le persone sono diverse, le aspettative sono diverse, i soldi sono diversi. Se in Italia ci fosse un ricambio, forse alcuni di questi potrebbero portare la loro sensibilità nelle istituzioni. Sarebbe una cosa positiva, una grande ricchezza spesa per il paese.
Si parla tanto di antipolitica come di un fenomeno che sta minando la nostra democrazia. C'è veramente l'antipolitica come si legge ogni giorno sui giornali o il problema sono i politici che si sono inventati questo termine per difendere se stessi? Più giro, più mi confronto e più gente vedo desiderosa di occuparsi dei beni comuni, molti dei quali già lo fanno da anni. Tutti parlano di politica, molto più che nel passato, senza qualunquismo o ignoranza.
Il Congresso sarà una occasione per parlare di questo modo di essere presenti come cittadini attivi nella vita pubblica al livello nazionale, regionale e locale con uno sguardo forte verso l’Europa e gli scenari internazionali. I temi saranno quelli cari a Cittadinanzattiva: il nuovo welfare, la partecipazione civica, le politiche dei consumatori, la tutela dei diritti, l’accesso alla giustizia, il federalismo, la riforma elettorale, la lotta alla corruzione e per la trasparenza nella PA, la scuola e l’educazione alla cittadinanza, per citarne alcuni. Ma anche i nuovi cittadini immigrati, le sfide della sostenibilità economica nella sanità e nei servizi, la costruzione di una solida politica di alleanze con altri soggetti ed altre associazioni.
Uno dei sottotitoli del Congresso è fiducia, un bene comune tra i più preziosi per un paese civile. Noi vogliamo lavorare per costruire fiducia, ricreare legami tra le persone, costruire socialità che consentano la crescita della cittadinanza attiva come modo di essere e di fare il cittadino. In un clima di sfiducia non si costruisce niente e noi abbiamo un gran bisogno di attivare processi di empowerment che consentano alle persone di tutelare i propri diritti, di essere solidali con gli altri, di guardare con fiducia al futuro, innovando i comportamenti e le pratiche di partecipazione alla vita sociale.
Parliamo anche di innovazione, parola sacrosanta per andare avanti. E’ una parola che vuol dire tante cose: rinnovare, come abbiamo detto, la classe politica, innovare il modo di lavorare, dare spazio agli innovatori per eccellenza, i giovani. Dobbiamo sicuramente difendere conquiste del passato, primo fra tutti lo Stato sociale e il Servizio sanitario nazionale, ma tutto questo non si può fare arroccandosi su vecchie logiche sindacali che proteggono ormai minoranze a discapito dei più, dei non rappresentati.
Innovare significa però guardare anche all’interno dell’organizzazione e domandarsi: ma con queste forze e con questi assetti ce la farò ad essere una forza che assieme ad altre costruiscono l’Italia dei prossimo anni? Quali sono le condizioni affinchè Cittadinanzattiva possa essere all’altezza del ruolo che la società civile deve incarnare per dare una mano all’Italia? Che cosa deve imparare, come deve attrezzarsi? Le risposte verranno dal Congresso, ma un punto fermo sarà il ricambio della leadership nazionale, un fatto rilevante dato che per la prima volta i “capi storici” e i “fondatori” non guideranno più il Movimento. Il ricambio non è l’unica strada per rafforzare una organizzazione, ma ne è un aspetto determinante. Sappiamo che molti dei guai della politica italiana sono determinati dall’incancrenirsi di situazioni, dall’inamovibilità di personaggi, dalla moltiplicazione degli incarichi, dalla mancanza di uno scambio generazionale. Anche i migliori a lungo andare, se restano sempre allo stesso posto, si logorano! Quindi con coraggio e serenità anche Cittadinanzattiva, che critica tanto e giustamente lo stallo della classe politica, è chiamata a rinnovarsi, a crescere, a guardare avanti. Punto e a capo per l’Italia, punto e a capo anche per Cittadinanzattiva.

Teresa Petrangolini, Segretario generale di Cittadinanzattiva

Redazione Online
Siamo noi, quelli che ogni giorno scovano e scrivono forsennatamente notizie di diritti e partecipazione. Non solo le nostre, perché la cittadinanza attiva è bella perché è varia. Età media: 33 anni, provenienza disparata....

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