Il tema della revisione della spesa (spending review) sta impegnando tutto il Paese in una sfida che deve andare oltre il significato degli interventi contingenti nella logica emergenziale a cui i mercati ci obbligano ogni giorno.


La spending review non dovrebbe essere infatti ridotta ad una manovra finanziaria, ma essere il risultato di un processo articolato e documentato di analisi della spesa, per giungere alla definizione delle revisioni che consentono sia una migliore allocazione della stessa che veri e propri risparmi. In un'ottica gestionale la revisione deve essere necessariamente preceduta da un audit, che consenta all'interno dei processi e delle strutture di evidenziare ciò che funziona meglio e ciò che invece costituisce ambito di ottimizzazione o di spreco.
Usando una metafora per il benessere di una pianta bisogna curarla con attenzione, individuando quali rami sono floridi e meritevoli di crescita e quali invece sono poco utili o addirittura secchi e devono essere tagliati.
Ovviamente l'albero della pubblica amministrazione in un Paese come il nostro è molto complesso: per fare ciò ci vuole tempo e un approccio metodologico sistematico che consenta di individuare indicatori chiave e benchmark su cui poter effettuare le analisi e le proposte di revisione. Il Governo si sarebbe dovuto muovere da subito per costruire questo processo di cura attenta, mentre abbiamo visto come a metà percorso abbia virato, probabilmente nella consapevolezza delle difficoltà in cui si trovava, sentendo la necessità di coinvolgere un commissario che affrontasse con la necessaria determinazione la questione. La fretta rischia però di generare più danni che benefici.
Si è anche opportunamente fatta una consultazione dei Cittadini, accogliendo in un mese le indicazioni di 135.000 di loro che hanno posto l'enfasi prevedibile sulle disfunzioni più eclatanti nella pubblica amministrazione, nella sanità, ma soprattutto sulle auto blu. Il coinvolgimento dei cittadini merita però maggiore continuità e metodo, continuando con la metafora i cittadini sono come le foglie dell'albero che vivono a stretto contatto con l'ambiente e che devono interagire sistematicamente con la pianta per migliorarne la funzionalità e la qualità dei servizi.
Quindi già sul  modo con cui si è agito ci sarebbe da obiettare, ma è anche nel merito che emergono delle forti perplessità. Molti degli interventi proposti infatti non rispondono alla logica del "fare meglio con meno", ma rischiano di limitarsi al "fare meno" con una serie di conseguenze sulla qualità dei servizi (sanità, trasporti, scuola...) e sullo sviluppo del nostro Paese e dei nostri territori.
Cittadinanzattiva crede fermamente che, anche attraverso strumenti partecipativi come l'audit civico, si possa migliorare l'appropriatezza dei servizi pubblici, garantendo così un uso razionale delle risorse scarse. In questa prospettiva occorre accettare dei sacrifici, in termini di minor capillarità di presenza di alcune strutture pubbliche, senza che però ciò comporti una riduzione della qualità dei servizi. Un esempio di ciò che si può fare insieme è il lavoro fatto con Agenas in cui si è prospettata la chiusura di alcuni reparti ove il tasso di utilizzo da parte dei cittadini è bassissimo, e dove la sicurezza è sotto gli standard. Il passo ulteriore in avanti riguarda l'ospedale per intensità  di cura e la medicina del territorio, trasformazioni organizzative che possono migliorare contestualmente efficienza ed efficacia dei servizi. Nella gestione della giustizia, dell'educazione, dell'ambiente esistono altrettanti spazi di manovra che i cittadini possono aiutare  ad identificare e attuare.
In altri termini abbiamo bisogno di una visione condivisa del futuro in cui i sacrifici che oggi ci si chiede di fare siano affrontabili nella speranza che la crisi porti con sé tutta una serie di disfunzioni, di privilegi di violazioni strutturale dei diritti che un Paese che deve basarsi sulla qualità non può assolutamente più permettersi, pena un decadimento rapidissimo della qualità della vita e la perdita totale della fiducia nelle istituzioni.
I cittadini sono disponibili a giocare un ruolo attivo e responsabile in questa difficile partita: chiedono alle istituzioni di governo di stipulare un patto chiaro per lo sviluppo, in cui il principi di equità e di tutela dei diritti siano al centro degli sforzi che oggi collettivamente dobbiamo fare.

 

Marco Frey, Presidente Cittadinanzattiva Onlus

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