regione sicilia 2015 02 18

ELEZIONI SICILIANE: BANCO DI PROVA, ESPERIMENTO POLITICO, INVERSIONE RISPETTO AL PASSATO, MODELLO PER L’AFFERMAZIONE DEL NUOVO CHE AVANZA …?

Dovevano essere un banco di prova per la politica nazionale e contemporaneamente rappresentare una inversione di tendenza dei partiti (centrodestra, centrosinistra, nuovo centro, di sinistra-sinistra etc.)

che sono invece giunti ad un appuntamento elettorale stanchi e provati da un lungo periodo di "campagna elettorale" effettuata ancora prima della indizione delle elezioni determinando uno stallo della vita amministrativa, ribaltoni di governo, riposizionamento costante e continuo delle allocazioni di numerosi singoli parlamentari (così si chiamano i rappresentanti al Parlamento siciliani, “deputati regionali” equiparati con parametro economico al Senato della Repubblica).

 

Ad un certo punto (tra la primavera e l’estate di quest’anno) la chiamata alle urne dell’Assemblea regionale stessa, molto sollecitata da dichiarazioni e autorevoli pronunciamenti della Presidenza del Governo nazionale e con l’attenzione per le vicende giudiziarie che interessavano molti componenti dell’ARS e lo stesso presidente).

Elezioni anticipate, quindi, rispetto alla naturale scadenza. Ma è bene capirne le ragioni e l’inquadramento storico. Il percorso di governo avviato era compromesso da tempo, per le continue imboscate in Assemblea e non poteva continuare lo stillicidio di delusioni continue rispetto al grido che si levava da tanti soggetti della società (mondo del lavoro e delle professioni, della cultura, dell’associazionismo e della promozione sociale, dei movimenti civici spontanei e organizzati … dal Paese intero).

Società civile avvilita, quindi, da un lungo periodo di “notte delle istituzioni”, di lotte “politiche intestine e di difficile interpretazione, di mancate riforme più volte annunciate e mai compiutamente approvate: in ogni settore della vita amministrativa e della stessa vicenda esistenziale e democratica dei siciliani (lavoro, formazione e scuola, ambiente, sviluppo, pubblica amministrazione … forse con la sola eccezione del “Piano di rientro in Sanità” che ha registrato un serio impegno ed ha permesso alla Sicilia di uscire dal gruppo meridionale delle “regioni canaglia” diventando in gran parte “regione virtuosa”, ma anche in questo campo con enormi problemi ancora da affrontare).

Elezioni, quindi, senza un chiaro progetto di ripresa della politica in un tempo in cui la crisi economica è diventata crisi di rappresentanza. In verità non c’è stata neanche una decisa azione rinnovatrice all’interno dei partiti tradizionali che, in generale, sono giunti all’appuntamento elettorale con una larga presenza di “ex” e sull’onda di tanti, troppi episodi di malapolitica e di veri e propri scandali, cosa peraltro comune ad altre Regioni (senza essere questo motivo di gaudio).

E senza che la “società civile” avesse il tempo di entrare nel “gioco della parola, della testimonianza, tra i soggetti della politica con la capacità di proporre e di imporre, superando antiche condizioni di distacco stizzoso, come un valore aggiunto o, in questo caso ad esempio, ago e riferimento etico e morale per un vero cambiamento. I cittadini che partecipano oltre ogni delega. Ma questo tempo verrà, presto. E tratterà con il Governo che verrà a formarsi.

 

La campagna elettorale è stata condotta inizialmente sottotraccia, a causa della difficoltà a portare in piazza la gente, i cittadini, che hanno mostrato chiaramente segni di disaffezione e di intolleranza nei confronti di un ceto politico indifferente al bisogno di rinnovarsi e di dar vita alle riforme promesse per fare rinascere la Sicilia, regione autonoma a Statuto speciale. Anche lo Statuto: intoccabile e “da difendere”, non si sa bene da chi …
Così anche quella dell’autonomia è rimasta una istanza vaga, incomprensibile soprattutto a coloro che vedono un bisogno maggiore di Italia e di Europa. Fatto sta che l’Autonomia siciliana non è entrata nel vivo del confronto come questione politica.

La politica gridata: sì, quella c’è stata e anche molto pesante. Fatta con accuse, maldicenze, offese alle persone, a forte contenuto di pregiudizio. I confronti tra i candidati presidenti (ben dieci) sono finiti dopo un paio di tentativi finiti male. Fortunatamente, dopo le prime serate “, ciascuno è andato per la propria strada … Ma questo a danno del dialogo e del confronto delle idee, dei progetti politici e dei modelli da proporre, della possibilità per il singolo cittadino, per i giovani, per le persone appassionate delle vicende legate all’affermazione dei diritti e per il bene comune, per coloro che ancora credono alla funzione della politica. Una occasione mancata, purtroppo.

E’ vero che sono scomparse le “promesse”, alle quali nessuno più crede. Il fatto è che rischiamo di non avere più speranza, di questo passo. Non va bene: quindi in molti hanno deciso di non andare a votare (per l’esattezza 1 elettore su 3 rispetto alle precedenti regionali, circa un milione di elettori hanno disertato i seggi e non hanno espresso con il proprio voto un diritto fondamentale per la vita democratica. Il dato ufficiale è che ha votato “solo” il 47% dei cittadini aventi diritto). Un dato siciliano. O no?

Hanno perso i votanti, guardando i risultati? Hanno perso i votanti guardando la nuova geografia dei partiti e delle coalizioni? Hanno perso i votanti che hanno vitato per protesta mandando anche persone che non sanno niente di cosa significhi amministrare una regione come la Sicilia? Credo onestamente che queste domande meritano una prima risposta: No!
Chi ha votato ha permesso di chiudere una fase che non reggeva e stava creando danno e malessere alla Sicilia, al Paese. Per questo motivo penso che hanno vinto tutti coloro che hanno votato.

Altri ancora hanno perso? Se valesse il principio democratico che a dirigere le istituzioni vanno le persone elette, hanno perso coloro che non hanno votato (il 53%). Ma è così veramente o anche il non voto è un segnale di vita e pulsazione democratica? Beh, hanno condizionato i risultati, in un qualche modo, ma esprimono una posizione (almeno una parte di questa grossa percentuale).

Certo hanno perso tutti quelli che non hanno superato lo sbarramento del 5%(pur avendo sostenuto con la propria partecipazione il principio democratico della partecipazione e rendendo il confronto più ricco e interessante). Hanno perso coloro che non hanno favorito il cambiamento interno ai partiti, potendolo e “dovendolo fare”. Ma non hanno voluto. Hanno perso coloro che non hanno preso in considerazione i giovani e la loro voglia di partecipare alla vita politica.  Hanno perso soprattutto coloro che non hanno capito cosa stava per accadere.

Un terremoto, è stato scritto, per giorni e giorni. “Arriva il terremoto”. In Sicilia ci siamo abituati, soprattutto dalle parti mie (Fascia jonico-etnea) . Ma nel nostro caso questo terremoto dovrà confrontarsi con tante, troppe cose. E lasciare ognuna di queste cose nelle mani sole dei terremotanti non è bene … E comunque un terremoto c’è stato. La nuotatina sullo Stretto, le piazze di tante città rianimarsi anche se a parlare era sempre una sola persona, tuttavia portatore di una istanza politica precisa. Vedremo …

Cosa accade? Accade, come in ogni elezione democratica, che c’è un vincitore: colui che viene eletto Presidente dei Siciliani, con la coalizione politica di sostegno.
Parliamo di Salvatore Crocetta, con la coalizione di sostegno formata da PD e UDC. Punto.
Il vincitore è chi è riuscito a mettere insieme una coalizione, con un progetto e un programma, vincendo in maniera chiara e senza ambiguità di sorta. Presidente e coalizione, però, da soli non potranno avere la maggioranza numerica all’Assemblea regionale siciliana (ARS) a Palazzo dei Normanni …
Vincono tuttavia solo se la coalizione e il presidente riescono a rappresentare il diritto dei siciliani a vivere la dimensione della Politica, in quanto cittadini. Anche quelli che hanno votato in modo diverso, quelli che non hanno votato, quelli che semplicemente amano la propria terrà, che non vogliono parlarne male solo e sempre. E che, nonostante tutto, rimangono con tanta voglia di stare insieme.
Insieme a tutti, anche con chi è venuto a nuoto dallo Stivale e ha provato a fare la sua rivoluzione. Insieme all’opposizione votata dai siciliani. Una opposizione tutta da conoscere, se mi permettete, perché basta fare una piccola addizione (unire i voti dei due candidati del Centro-destra, Musumeci e Micchichè) e scoprire che raggiungono insieme il 41% dei votanti. Già, quanto è strana la politica.

Un compito arduo attende i nuovi deputati dell’Assemblea regionale che entreranno a breve a Palazzo dei Normanni (il Parlamento della Sicilia, primo parlamento europeo, sotto il dominio di Federico II … per puro gusto del richiamo storico!). Tutti ci auguriamo che siano umili e impegnati, saggi e convincenti, capaci di non dare né fare spettacolo, che sappiano studiare, confrontarsi, capire. Riconosciamo la passione con la quale hanno dato vita a questa particolare campagna elettorale, che alla fine sta dimostrando anche cose positive, utopie persino. Lo vediamo dalle prime nomine del Presidente/Governatore, ma anche dalle dichiarazioni molto efficaci di coloro che occuperanno i banchi dell’opposizione. E’ finito il tempo della “protesta” che si conclude nel primo atto di un’azione che per essere politica deve diventare incisiva.

Sapranno questi rappresentanti dialogare ascoltare comprendere la società dei siciliani? Speriamo proprio di sì, mentre in tanti si stracciano le vesti e dicono che questi elezioni non valgono. Valgono, altroché se valgono.

Dopo un giorno di spoglio, se ne sono accorti, increduli e sorpresi, anche i Partiti dello stivale …. Molti i dati interessanti, addirittura con una maturità di voto (di coloro che hanno votato) dignitosa.

P.S. - Dimenticavo: Cittadinanzattiva, insieme ad altre interessanti realtà del panorama associativo siciliano, è impegnata costantemente nella “vita politica”, attraverso la valorizzazione, il sostegno e la promozione delle buone pratiche civiche e la lotta serrata ai mille privilegi e processi involutivi che hanno caratterizzato varie fasi della vita delle istituzioni. Speriamo che questo nostro “mondo” abbia anche cittadinanza istituzionale, nei modi e nei luoghi della partecipazione.

Un caro saluto, Giuseppe Greco