regione lazio 2015 02 18

Siamo molto preoccupati per la situazione del Lazio dopo le dimissioni della (ex) Presidente Polverini ormai 42 giorni fa. Nonostante le pressioni da parte della “società civile”, di gran parte della politica ufficiale – compresa parte dell’ex maggioranza - , delle istituzioni, del mondo economico e produttivo, l’establishment regionale non cede e non ha ancora comunicato

quando le prossime elezioni per consiglio e presidenza potranno avere luogo. Proprio nel momento in cui cresce tra i cittadini il desiderio di partecipare direttamente, di esercitare la propria azione di controllo, di incidere sulle scelte fondamentali che riguardano il loro futuro, paradossalmente e quasi come in un romanzo sulla crisi di un impero, una parte della politica parla con un altro linguaggio, incomprensibile e arrogante, che contribuisce solo ad aumentare la disaffezione verso la Politica e l’impegno nelle istituzioni e, cosa più grave, ad incidere sulla fiducia dei cittadini nella possibilità di cambiare le cose attraverso il sistema istituzionale e costituzionale esistente. Come sappiamo, questo porta direttamente all’antipolitica, al qualunquismo e a derive demagogiche che hanno sempre rappresentato momenti bui nella nostra storia.
Vale la pena ricordare come è nata questa crisi politica della Regione, perché è un elemento importante per valutare anche come reagire ed evitare che si ripeta in futuro.
Nelle elezioni del 2010, per motivi di guerre intestine all’interno dello schieramento di centro-destra che candidava la Polverini, venne a mancare la presenza della lista PDL a Roma, con il conseguente inizio di una “negoziazione”, molto al ribasso dal punto di vista qualitativo,  per i posti di assessore e per garantire, ancora prima, l’afflusso dei voti facenti riferimento alla lista non iscritta. Questo il punto di partenza.
Ciò ha portato alla nomina di un gran numero di assessori esterni non eletti per mantenere quanto promesso ai gruppi di potere, e alla moltiplicazione di sedie ovunque fosse possibile piazzarne, a partire dalla creazione di un numero sproporzionato di commissioni consiliari, gruppi consiliari, etc.
Dal punto di vista politico, questa originale – diciamo così – situazione ha portato ad un lavoro del consiglio senza una visione di medio termine, all’amministrazione “alla giornata”, ad un rapporto viziato con gran parte dei membri dell’opposizione che ha accettato questa logica cercando di ricavarne, almeno a livello politico, dei benefici che si sono anche tradotti in finanziamenti sconsiderati ai gruppi consiliari, per un totale –dalle ultime informazioni circolate- di 14 milioni di euro nel solo 2012.
Rispetto a questa situazione, chiediamo immediate elezioni nel Lazio e la sospensione della produzione di delibere di spesa non verificate che, dalle dimissioni della Polverini, hanno prodotto spese per oltre 350 milioni di euro.

 

Questa la cronaca. Cosa dire da parte nostra, che prospettiva dare al futuro e che fare ora.
Abbiamo condotto una riflessione insieme a molte altre realtà associative di Roma e di altre provincie del Lazio che voglio brevemente condividere con voi:

  • La Regione è commissariata da anni per l’eccesso di spesa sanitaria e ha in piedi un fallimentare piano di rientro, a fronte di un debito sanitario di oltre 10 miliardi di euro. Inoltre è esposta rispetto ai fornitori per altrettanto, con gravi ripercussioni sulla vita economica di migliaia di aziende e il futuro lavorativo di decine di migliaia di persone
  • si dice che non ci sono risorse economiche disponibili, e così i servizi alla popolazione vengono tagliati, si privatizzano beni comuni di proprietà pubblica, si comprimono diritti fondamentali (alla salute, alla mobilità, alla cultura, all’istruzione, all’ambiente, etc), e tutto questo è stato fatto senza ascoltare la voce dei cittadini. Noi crediamo invece che le risorse pubbliche ci siano e che siano in realtà disperse in rivoli di sprechi, privilegi, cattiva amministrazione, ruberie, furbizie, illegalità, destinazioni improprie, evasione fiscale, o che non siano pienamente utilizzate per  assoluta incapacità, come accade spesso nel caso dei finanziamenti europei. Chiediamo si definiscano insieme le priorità di investimenti per orientarli verso ciò che serve davvero ai cittadini, senza sprechi in opere faraoniche e devastanti, perché abbiamo bisogno di manutenzione della città e dell’etica, di buona amministrazione e buoni servizi.
  • Cattiva fede, disonestà, incompetenza, illegalità diffusa nella classe politica e in parte della popolazione costituiscono una miscela pericolosissima che possiamo neutralizzare solo con un processo di cambiamento culturale: non vogliamo credere che il sistema sia incancrenito al punto da non consentire cambiamenti anche radicali nel rapporto tra politica e amministrazione da un lato e cittadinanza dall’altro. Pensiamo invece che sia giunto il momento di fare scelte coraggiose, di rivendicare il nostro diritto a partecipare compiutamente alle decisioni che ci riguardano, di dire la nostra e di essere ascoltati, di esigere che siano rispettate e potenziate le norme che impongono o semplicemente favoriscono la partecipazione e garantiscono il controllo e la trasparenza effettiva degli atti politici e amministrativi per esercitare pienamente il nostro diritto al controllo civico e monitoraggio diretto dell’amministrazione della cosa pubblica, della regolarità dei processi, del corretto utilizzo delle risorse pubbliche, siano esse ambiente, denaro o servizi..
  • Crediamo che occorra un vero rinnovamento della classe dirigente che introduca nuovi comportamenti e nuove idee, con regole di accesso che consentano a persone oneste, competenti e orientate all’interesse della collettività, che rendano conto ai cittadini e non a gruppi di potere più o meno occulti di quello che fa e di come lo fa.
  • Lavoriamo affinché i cittadini attivi siano essere sempre di più e sempre più preparati e competenti, che spezzino il perverso meccanismo clientelare che fa sì che i diritti possano diventare favori che il potente di turno può fare a qualcuno, creando in tutti l’attesa di un intervento miracoloso e inibendo i meccanismi di accesso ai diritti per tutti.
  • Chiediamo infine che i cittadini possano essere messi in grado di scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni attraverso meccanismi trasparenti e di potersi confrontare con essi su temi fondamentali per uno sviluppo sostenibile

Insomma, Cittadinanzattiva Lazio è in prima fila per creare le condizioni per una soluzione positiva di una crisi politica, economica, sociale e civile grave nella nostra regione (e, aggiungo, anche nella nostra capitale, mai amministrata così male negli ultimi decenni) e a questo fine abbiamo costituito questa rete con centinaia di realtà associative che si incontreranno i cittadini in piazza il 10 novembre per dare visibilità e parola a chi chiede partecipazione, trasparenza e diritti perché non è troppo tardi per cambiare.

 

Redazione Online
Siamo noi, quelli che ogni giorno scovano e scrivono forsennatamente notizie di diritti e partecipazione. Non solo le nostre, perché la cittadinanza attiva è bella perché è varia. Età media: 33 anni, provenienza disparata....

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