Alla scadenza del mio mandato come segretario regionale di Cittadinanzattiva Abruzzo, mi sembra doveroso ed opportuno provare a fare il punto sulla situazione della nostra regione, soprattutto nel settore sanità.
Il punto di partenza è il 2009, anno caratterizzato dal ben noto a tutti disastroso terremoto de L’Aquila e dal vergognoso, ma forse meno noto al resto del Paese, terremoto politico che ha visto azzerare la giunta regionale.  Nello stesso periodo la sanità veniva commissariata unitamente ad altre regioni definite – a torto o  a ragione – canaglie.

 

In Abruzzo c’era un debito impressionante, ma nessuno aveva il coraggio di dire che tale debito aveva la sua origine in una gestione dissennata della sanità: 540 milioni di euro distratti dal capitolo sanità e girati impropriamente nei fondi omnibus; cartolarizzazioni di debiti con la sanità privata basati su semplici dichiarazioni  di direttori generali che oggi costano al cittadino 90 milioni di euro l’anno.
La sanità abruzzese veniva dunque commissariata nella persona di Gianni Chiodi, peraltro presidente della Giunta regionale, e della subcommissaria Giovanna Baraldi. Il commissariamento, a nostro parere, diventa un trampolino sperimentale per dimostrare come si può vivere anche senza il rispetto dell’art. 32 della Costituzione.
La deriva dei Livelli essenziali di assistenza. Basta guardare ad alcune decisioni prese dal Commissario Chiodi e dalla Dott.ssa Baraldi, per rendersene conto. Dal 2010 ad oggi sono stati chiusi 4 piccoli ospedali senza realizzare, in alternativa, sistemi territoriali di cure per diminuire la inappropriatezza del ricorso al Pronto soccorso e ai ricoveri. La promessa era che ci sarebbero state trasformazioni, ma appunto abbiamo visto solo tagli indiscriminati. In secondo luogo, l’Abruzzo vantava una grande mobilità attiva, anche da fuori regione: in questi due anni invece si è riempita di debiti per mobilità passiva verso Marche e Molise. Ancora, le liste di attesa, già scandalose e fuori controllo nel 2009, negli anni successivi si sono moltiplicate arrivando a tempi anche di 540 gg per esami vitali. I LEA sono diventati un optional usato dal Commissario per levare provvidenze e non per ripristinare diritti: è stato limitato l’accesso ai cibi aproteici, sono state revocate alcune previdenze in favore di malati oncologici con effetto retroattivo; la riabilitazione, già dominio del privato, è rimasta tale con peraltro un incremento del costo a carico dell’utente; il territorio, invece di essere potenziato, continua ad essere sprovvisto dei servizi necessari per rappresentare una valida alternativa all’ospedale.
Le consulenze d’oro. Tutto quanto sopra descritto è stato giustificato dal fatto che Roma non consentiva spese “non necessarie” per la sanità; ma guarda caso sia Chiodi che la Baraldi si servivano “ad libitum” di consulenti strategici e, sull’onda dei loro comportamenti, anche i Direttori Generali ne facevano e ne fanno un grosso uso improprio. E per costi di milioni di euro. Per fare un esempio con la D.G.R. 806/2009 il Presidente stipulava il contratto di “prestazione di opera intellettuale” con il prof. Zavattaro (Direttore Generale della ASL Lanciano, Vasto Chieti); ovviamente il discorso è analogo anche per gli altri Direttori Generali.
Con la delibera 258/2010 stabiliva che l'eventuale riconferma dopo 18 mesi significava anche un incremento una tantum del trattamento economico del 20% e non più del 10%.
La perifrasi degli obiettivi. Chiodi, all’indomani dell’insediamento a Commissario, riferendosi ai Direttori Generali, disse: essi “dovranno rispettare, d'ora in poi, degli obiettivi ben precisi”. Illustrandoli sottolineava che erano "misurabili, quantificabili, chiari, e non più quindi generici".
L'autentico capolavoro del furore meritocratico del Presidente-efficiente è la D.G.R. n.51/2011. In questo testo sacro, oltre ai macroobiettivi di legge, si inserisce un prospetto di sottobiettivi articolati in obiettivi di carattere economico-finanziario e obiettivi di salute, che non stiamo qui ad elencare. Quello che ci preme sottolineare è che la metodologia di valutazione in grassetto spiegava che, per ogni obiettivo, i voti andavano da 0 a 10, che i voti li attribuivano i responsabili dei servizi, che la quota di sufficienza era la famosa quota 90 di mussoliniana memoria, che anche solo 5 zeri significavano bocciatura! Indubbiamente una griglia affidabile, ma dove sarebbe finita?
Nella scuola italiana degli anni '80, un alunno poco propenso al sudore, per avere l'ultima chance, doveva affidarsi alla carità cristiana dei suoi professori, carità cristiana che si traduceva in acrobazie linguistiche che nascondevano lacune e livello insufficiente di profitto in un'espressione tipo : “ha raggiunto un grado di preparazione sostanzialmente positivo..” laddove l'avverbio faceva giustizia della freddezza oggettiva dei numeri.
E così fece Chiodi! Arriva la delibera di conferma-premiazione, la non ancora mitica 664/2011, il vero porto delle nebbie: “Ritenuto, pertanto, sulla base di quanto trasmesso dai diversi soggetti istituzionali coinvolti nell'attività di verifica, che il giudizio complessivo sull'operato del Direttore Generale della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti, in ordine ai risultati conseguiti e al raggiungimento degli obiettivi assegnati nei primi 18 mesi  di attività possa considerarsi positivo....”. Qui niente numeri, neppure un avverbio, solo un verbo servile, addirittura al congiuntivo, come ammettere che la realtà è lontana!
Allora, i numeri dove sono? Negli allegati? No, negli allegati c'è l'epifania dell'avverbio! Per stimolare la curiosità intellettuale di  eventuali, pochi, coraggiosi lettori della delibera nella sua completezza, estrapoliamo dai contesti alcuni illuminanti periodi: “[...] per la parte di competenza [...] ritiene che sostanzialmente i risultati siano stati positivi; [...] si può affermare che la Direzione [...] ha sostanzialmente raggiunto [...];[...] non risultano inadempimenti [...]; [...] si rileva [...] un sostanziale rispetto [...]”.
In conclusione, con buona pace della metodologia di valutazione della D.G.R. 51/2011, nel mondo metafisico del Presidente i numeri sono diventati ancora una volta parole!
E noi non stavamo a guardare. Oggi la Sanità continua a vivere i problemi di sempre e noi però non siamo stati a guardare.
Sono ancora pendenti due esposti presso la Corte dei Conti Regionale per danno erariale ( oltre 550 milioni di euro sottratti alla sanità);  sono partite numerose denunce al NAS ed alla Procura della Repubblica ; sono state fatte interpellanze, tramite il Vice Presidente della Commissione Senato in Sanità, Senatore Mascitelli; martelliamo continuamente sui giornali il malgoverno della Sanità.
Il primo risultato che abbiamo ottenuto è che Chiodi teme le nostre critiche e Cittadinanzattiva è diventata un interlocutore privilegiato della Direzione Regionale della Sanità e di tutti i politici che sono stati spodestati, con il Commissariamento, del diritto di determinare obiettivi in sanità.

 

Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva Abruzzo