Raccolta Buone Pratiche "Umanizzazione è Partecipazione"

 
Informazioni
Nome del servizio: Dipartimento di salute mentale Ulss 6 Euganea CTRP "La Meridiana"
 
Indirizzo: VIA del bigolo, 46
Regione: VENETO Provincia: PD
Comune: Padova CAP: 35136
     
Tipologia
Azienda:
Altro Struttura a gestione mista pubblico - privato sociale
Tipologia
Stuttura:
Struttura residenziale o semi residenziale
 
Dettagli
Progetto / Esperienza in Atto:
 
Titolo
Progetto / Esperienza in Atto:
Rientro in casa di Sara  
Data Inizio: 19 Dec 2016 In corso d’opera? Si Data Conclusione Prevista 31 Mag 2018
 
Coinvolgimento  di organizzazioni civiche e di tutela del diritto alla salute (specificare se si tratta di Cittadinanzattiva)? No
Tipologia di coinvolgimento
e soggetti coinvolti :
 
Area Trattata
Comfort e processi organizzativi, Relazione, Trasparenza e partecipazione civica, Presa in carico, Comfort e processi organizzativi
 
Categoria di appartenenza
Case alloggio / comunità / centri diurni
 
Individuo coinvolto
Persona con sofferenza mentale, Persona affetta da patologia cronica
 
 
Descrizione sintetica del progetto

All'interno di questa sezione dovranno essere presenti le seguenti informazioni: criticità che si intendeva risolvere, descrizione dell'intervento realizzato, metodo utilizzato, strutture e risorse umane interne ed esterne coinvolte, innovazione/i apportata/e, schema del processo organizzativo sottostante la realizzazione del progetto ed eventuali normative di riferimento utilizzate per la predisposizione e/o l'attuazione del progetto.
Si è trattato di un progetto di reinserimento nella propria casa (casa dell'ATER), di una signora che a causa prima dell'ospedalizzazione della mamma per frattura di femore e poi per la successiva morte della stessa a maggio 2017, si trovava nella completa incapacità di badare a se stessa. Già in carico al CSM da molto tempo e Inserita nella nostra comunità terapeutica residenziale protetta in seguito appunto alla caduta della mamma, aveva subito manifestato fortissime incompetenze nella cura di sè , perciò l'equipe si dimostrò perplessa e si chiedeva quale tipo di progetto fosse adatto per la signora, di 56 anni. La signora peraltro, nonostante alcune resistenze iniziali, aveva trovato nella nostra strutture le condizioni ideali per mantenere una vita assolutamente protetta e "quasi" priva di preoccupazioni, tanto che se fosse dipeso da lei, l'idea di rientrare in casa non sarebbe mai partita. Durante i primi mesi la priorità era data essenzialmente dal fatto che la signora era impegnata nella diciamo "assistenza" che quasi quotidianamente faceva alla mamma, prima ospedalizzata per l'intervento al femore, poi alla struttura assistenziale intermedia e infine presso la casa di riposo, dove la signora è deceduta il 17 maggio 2017. Va' detto inizialmente che non si è trattato di un progetto costruito a tavolino secondo i classici criteri "descrizione del problema - individuazione degli obiettivi - predisposizione delle strategie e delle condizioni organizzative - formulazione degli indicatori di verifica" ma piuttosto di un'esperienza non soltanto professionale ma soprattutto umana piuttosto "disomogenea" e non prevedibile, che in interazione con altre persone e sistemi organizzativi e sociali ha consentito la realizzazione e il (sembra) successo del progetto. La sottoscritta operatrice di riferimento, sono infermiera, e la mia collega operatrice socio sanitaria, sempre operatrice di riferimento della signora , iniziammo pertanto un lavoro che agiva su più fronti, data l'esigenza di osservazione e valutazione da un lato delle competenze e incompetenze intrapersonali, interpersonali, strumentali e di coping in comunità ma anche di supporto nel territorio, perchè si determinava la necessità di tutti quegli, come sono definiti, interventi di advocacy , come intermediarie ad esempio con le figure professionali delle strutture sanitarie transitate la mamma , con azioni che andavano dal parlare con i medici di reparto, gli operatori, con le assistenti sociali; azioni che in tutte le fasi, ossia durante tutti i tredici mesi di permanenza della nostra paziente in comunità, hanno comportato il nostro diretto affiancamento rispetto appunto ad una persona vulnerabile e priva di supporti familliari. Il decesso della mamma (con relativa organizzazione del funerale) risultò decisivo per rivedere quali fossero le prospettive abitative e di autonomia di S. con la nostra ( mia e della collega) decisa presa di posizione sul fatto che S. avrebbe potuto e dovuto rientrare in casa sua. Da maggio abbiamo dunque messo in campo una vera e propria task force governata e anche (con nostro grande compiacimento) agita da noi stesse, senza trascurare il fatto che S., persona assolutamente affabile, generosa, riconoscente e mite, ci ha permesso lasciandoci quasi carta bianca, di fare in modo che fosse innanzitutto ripristinata l'abitabilità della casa, essendo che si trovava in uno stato di profondo disordine e necessitava di una "bonifica" generale (esattamente come nelle trasmissioni televisive americane Case da incubo). In questa fase è risultato fondamentale l'aiuto datoci in forma volontaria di alcuni amici (con relativo sgombero e sfascio di mobili un sabato di luglio sotto il sole cocente). La predisposizione dell'appartamento ha compreso anche dei lavori per l'abbattimento delle barriere architettoniche, date in questo caso dalla presenza di una vasca da bagno che S. non riusciva a scavalcare per fare la doccia e la sistemazione di rubinetti. Parallelamente a questi aspetti, agivo sugli aspetti burocratici per fare in modo che S. riuscisse a raggiungere certi benefici sociali come la pensione di reversibilità della mamma, la riduzione del canone luce e gas, l'erogazione dei pasti caldi e l'assistenza domiciliare, cosicchè da luglio si sono iniziati dei permessi a casa finalizzati ad una dimissione graduale avvenuta il 19 gennaio 2018. E' ancora in corso la ricerca di una compagna per condividere gli aspetti pratici e affettivi della vita
 
Risultati attesi (max. 1000 caratteri)
Si riteneva di proteggere e accompagnare la signora S. durante la malattia della madre, in attesa che venisse delineato un progetto di vita concreto
Risultati raggiunti (rispetto agli obiettivi previsti dal progetto) (max. 1000 caratteri)
Si possono ritenere raggiunti i risultati di questa prima fase del progetto , che sono consistiti nell'accompagnamento a S. durante la malattia e successivamente nel lutto della madre, periodo che aveva fisiologicamente determinato un rallentamento nell'evoluzione del percorso. Nella presa in carico complessiva di S. sia per quanto riguarda la sua salute fisica che nella gestione degli aspetti pratici della vita quotidiana, facendo in modo che il supporto dato sia una base per l'apprendimento delle sue capacità di autonomia ad esempio degli aspetti relativi alla gestione del diabete, dell'ipertensione, dei problemi maxillo facciali che ha avuto, dei rapporti con la posta, la banca, con la posta i gestori delle utenze (luce, acqua, gas, telefono, rifiuti), il processo di successione ereditaria, il caaf, i servizi sociali del comune e soprattutto una sua relativa soddisfazione nell'essere ritornata nel suo ambiente, dove so che è riconosciuta e accolta
 
Valutazione dei risultati
E' stato utilizzato un metodo per la misurazione dei risultati ottenuti?
Si  
 
Il progetto è stato realizzato come modello anche in altre realtà? No  
 
Durata Progetto / Esperienza in Atto (in mesi): 13 Costi complessivi del progetto: 0
 
Note: i costi sono imputabili a spese per il personale all'Aull 6 Euganea, alla cooperativa sociale IL Portico e alla partecipazione in forma di volontariato delle operatrici di riferimento (fuori l'orario di servizio) e di alcuni familiari