Raccolta Buone Pratiche "Umanizzazione è Partecipazione"

 
Informazioni
Nome del servizio: S.C. Rianimazione e Terapia Intensiva
 
Indirizzo: PIAZZALE Ricchi, 1
Regione: SARDEGNA Provincia: CA
Comune: cagliari CAP: 09134
     
Tipologia
Azienda:
Azienda Ospedaliera
Tipologia
Stuttura:
Ospedale
 
Dettagli
Progetto / Esperienza in Atto:
 
Titolo
Progetto / Esperienza in Atto:
Terapia Intensiva Aperta  
Data Inizio: 01 Gen 2018 In corso d’opera? Si Data Conclusione Prevista 31 Dec 2018
 
Coinvolgimento  di organizzazioni civiche e di tutela del diritto alla salute (specificare se si tratta di Cittadinanzattiva)? Si
Tipologia di coinvolgimento
e soggetti coinvolti :
coinvolgimento nella presentazione del progetto e confronto sui contenuti con cittadinanzattiva
 
Area Trattata
Comfort e processi organizzativi, Presa in carico, Relazione, Trasparenza e partecipazione civica
 
Categoria di appartenenza
Consenso informato, Rete Emergenza, Accesso ai servizi / trasparenza, Condizione delle strutture sanitarie, Chemioterapia e radioterapia, Accesso ai servizi / trasparenza, Consenso informato, Accesso ai servizi / trasparenza, Ospedale, Consenso informato,
 
Individuo coinvolto
-Scelte-
Tutti i pazienti ricoverati in terapia intensiva, i loro familiari e tutti gli operatori del servizio
 
 
Descrizione sintetica del progetto

All'interno di questa sezione dovranno essere presenti le seguenti informazioni: criticità che si intendeva risolvere, descrizione dell'intervento realizzato, metodo utilizzato, strutture e risorse umane interne ed esterne coinvolte, innovazione/i apportata/e, schema del processo organizzativo sottostante la realizzazione del progetto ed eventuali normative di riferimento utilizzate per la predisposizione e/o l'attuazione del progetto.
Il nostro reparto di terapia intensiva è sempre stato caratterizzati dalla chiusura e dal rigoroso rispetto degli orari dedicati alle comunicazioni con i medici e di visita dei familiari ai propri congiunti ricoverati. Il tempo di visita era di circa 2 ore al giorno e limitazioni erano poste anche sul versante del numero dei visitatori ammessi (due), e sul tipo di rapporto con il ricoverato (solo parenti stretti). I motivi di tali restrizioni risiedevano nella convinzione, ancora diffusa, della necessità di proteggere i pazienti da potenziali rischi infettivi. Tale orientamento risulta tuttavia privo di fondamento al punto che dalla letteratura scientifica si evidenzia non solo l’assenza di rischi infettivi aggiuntivi ma, nell’adozione di modelli di apertura, addirittura un beneficio per pazienti e familiari. Altro aspetto che ha limitato il superamento delle regole di accesso riguardava la complessità crescente nella gestione delle relazioni tra equipe e care givers. Il solo uso del buon senso non risultava più sufficiente. Umanizzare le cure rappresentava dunque un’evoluzione della qualità del servizio che, soprattutto in area critica, si scontra con limiti strutturali, organizzativi e culturali sui quali occorreva intervenire per sostenere una rimodulazione funzionale. Sebbene apparentemente semplice dal punto di vista semantico “aprire le porte” presuppone un profondo cambiamento culturale, che sottende un nuovo approccio di cura derivante dall'arricchimento della medicina basata sull'evidenze con i contenuti della medicina narrativa. Data la complessità del processo di cambiamento ci si è avvalsi, attraverso la stipula di specifica convenzione, della professionalità del gruppo di lavoro della terapia intensiva del S. Giovanni Bosco di Torino, diretta dal Dott. Sergio Livigni, che ha maturato nel tempo specifiche competenze a riguardo. Insieme, nel corso del progetto, saranno approfondite problematiche inerenti gli aspetti tecnico-scientifici, etici e organizzativi. E’ stato inoltre impostato un piano formativo per l’anno in corso, che prevede il coinvolgimento di tutta l’equipe in tre eventi sul campo, per approfondire rispettivamente: la definizione di una scheda anamnestica per i familiari dei pazienti ricoverati; le regole e l’organizzazione del servizio; il percorso di accoglienza dei familiari. Un altro corso, questa volta residenziale di tre giorni full-immersion, coinvolgerà anche professionisti delle altre Terapie Intensive della Sardegna, per condividere l’importanza del cambiamento e supportare la costruzione di una rete territoriale. Per la realizzazione del progetto è stata coinvolta la direzione aziendale, tutti gli operatori della terapia intensiva, uno psicologo, tutti i responsabili delle altre strutture ospedaliere con le quali si condivide il percorso di cura dei pazienti, le associazioni dei cittadini e gli operatori della terapia intensiva del S. Giovanni Bosco di Torino. Le modalità di costruzione del progetto ci hanno inoltre consentito di migliorare le capacità operative e relazionali del gruppo di lavoro multidisciplinare e multiprofessionale. Inizialmente infatti, allo scopo di coinvolgere tutto il personale, è stato somministrato uno specifico questionario per la valutazione delle credenze e dell’atteggiamento degli operatori in merito all’apertura. Dall’analisi dei dati si è proceduto alla condivisione di tutte le fasi di costruzione del progetto, che ha prodotto motivazione e senso di appartenenza. La partecipazione ha consentito di ampliare il tempo dedicato alle visite (dalle 13 alle 20.30) e contestualmente di affrontare le criticità via via emergenti, con la collaborazione di tutti. Da gennaio 2018 il Dott. Livigni e i suoi collaboratori hanno iniziato la consulenza specialistica con due accessi mensili, funzionali allo sviluppo del nuovo modello operativo. Il progetto è già operativo in alcune delle sue fasi, non si poteva più attendere: a breve si concluderà l’iter legislativo del DDL 3248 del 2012 che disciplina la materia e che alla fine imporrà il cambiamento; la necessità di accogliere gli indirizzi disposti dalla Giunta regionale riguardo alla promozione dell’umanizzazione dei servizi sanitari; la pubblicazione della legge del 22 dicembre 2017, n. 219 che reca le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Consapevoli fin dal principio delle difficoltà e dei danni da improvvisazione, siamo convinti della necessità di proceder
 
Risultati attesi (max. 1000 caratteri)
Miglioramento della qualità del servizio, sviluppo di una relazione più stretta tra familiari operatori sanitari e paziente, una sorta di alleanza terapeutica che porterebbe vantaggi sia ai degenti sia ai loro familiari, ma anche all'equipe, specialmente nei casi più gravi di coloro che vivono nei reparti di TI le ultime fasi della vita. L' evento morte potrebbe essere in qualche misura meno gravoso se la famiglia potesse accompagnare il malato in quei momenti e anche potere affrontare aspetti di particolare importanza e complessità come la donazione degli organi o la sospensione di trattamenti non proporzionati.
Risultati raggiunti (rispetto agli obiettivi previsti dal progetto) (max. 1000 caratteri)
A distanza di solo un mese dall'inizio del progetto si riscontra un atteggiamento di maggiore attenzione del personale verso gli aspetti comunicativi e relazionali, reso possibile dalla condivisione in equipe delle difficoltà che in passato hanno prodotto maggiore sforzo nella gestione dell'incontro con le famiglie. L'aumento dell'orario di visita ha consentito inoltre ai familiari di apprezzare la professionalità degli operatori che, in un lasso di tempo ristretto, non era possibile comprendere. La maggiore alleanza ha migliorato anche la qualità delle cure, supportata da una maggiore condivisione delle aspettative.
 
Valutazione dei risultati
E' stato utilizzato un metodo per la misurazione dei risultati ottenuti?
Si  
 
Il progetto è stato realizzato come modello anche in altre realtà? No  
 
Durata Progetto / Esperienza in Atto (in mesi): 12 Costi complessivi del progetto: 30000
 
Note: La durata del progetto è indicativa della sua implementazione. L'obiettivo è rappresentato dallo sviluppo di un modello operativo funzionale all'apertura, senza limitazioni temporali.