cittadini si diventa

Il progetto è realizzato da Cittadinanzattiva in collaborazione con Fondaca-fondazione per la cittadinanza attiva , capofila del progetto,  ed altri partner del Terzo Settore e della cittadinanza attiva.

Le attività progettuali sono finanziate a valere sul fondo FAMI e vengono realizzate nelle province di Roma, Pisa, Foggia, Piacenza, Ancona e Treviso, con la collaborazione di partner locali costituiti da associazioni di immigrati o da reti a supporto di gruppi di immigrati e interlocutori pubblici che condividono le finalità del progetto.

OBIETTIVI
L’obiettivo del progetto è di fornire un contributo alla programmazione di politiche di inclusione più pertinenti, di ridurre i rischi e i conflitti che accompagnano il processo di integrazione e di promuovere forme di dialogo e di scambio con le istituzioni pubbliche affinché vengano date risposte sempre più adeguate alla realtà degli stranieri in Italia.

FINALITÀ
Sperimentare modelli di collaborazione tra enti locali e organizzazioni di stranieri attraverso la progettazione partecipata di azioni tese a migliorare l’accesso ai servizi degli immigrati e a contribuire alla elaborazione
di politiche pubbliche locali
che tengano conto del punto di osservazione degli immigrati, delle loro esperienze e conoscenze dei servizi.

Il progetto si propone di sostenere efficaci percorsi di coinvolgimento dei cittadini di paesi terzi e delle loro associazioni in qualità di attori responsabili in grado di incidere nella definizione delle politiche pubbliche locali in materia di integrazione sociale e culturale.

I PARTNER LOCALI

  • Cittadinanzattiva APS, Treviso
  • Associazione Bosnia Erzegovina Oltre i Confini, Piacenza
  • Associazione Africa United, San Severo (FG)
  • CSV Lazio – Centro di Servizi per il Volontariato, Roma
  • CSV Marche - Centro Servizi per il Volontariato, Ancona
  • Tavola della Pace e della Cooperazione, Pontedera (PI)

ATTIVITÀ
L’intervento si realizza in sei territori di altrettante Regioni e intende rafforzare l’associazionismo e sostenere efficaci percorsi di coinvolgimento dei cittadini di Paesi terzi in qualità di attori responsabili in grado di incidere nella definizione delle politiche pubbliche locali in materia di integrazione sociale e culturale.

Le principali attività:

  • Attivazione della rete territoriale e coinvolgimento degli operatori dei servizi pubblici;
  • Ricognizione sugli ostacoli alla partecipazione dei cittadini stranieri nella definizione delle politiche locali;
  • Seminari e corsi di formazione con operatori degli enti pubblici locali e i rappresentanti delle associazioni di immigrati su temi quali il monitoraggio dei servizi, la cura e rigenerazione di beni comuni, la partecipazione civica, la prevenzione e gestione dei conflitti;
  • Interventi di capacity building rivolti agli stranieri e alle loro associazioni allo scopo di rafforzare capacità e competenze per la elaborazione di proposte e progetti, la comunicazione di attività e iniziative, la valutazione civica, lo sviluppo di azioni di advocacy per la tutela di specifici diritti, il monitoraggio di problemi e situazioni, la ricerca di fondi;
  • Progettazione partecipata, con il contributo di operatori degli enti locali e delle associazioni di immigrati, allo scopo di individuare le forme di partecipazione attraverso cui gli stranieri possono contribuire alla definizione dei problemi, alla individuazione delle soluzioni e alla programmazione degli interventi per il miglioramento della qualità e delle modalità di accesso ai servizi;
  • Sperimentazione di modelli partecipativi attraverso la messa in opera dei progetti sperimentali di collaborazione tra enti locali e immigrati (es. monitoraggio della qualità dei servizi, valutazione civica, campagne di comunicazione e di advocacy, cura di beni comuni, ecc.);
  • Definizione dei modelli di partecipazione;
  • Presentazione e scambio delle esperienze realizzate in occasione del convegno conclusivo del progetto.

RISULTATI ATTESI
Il principale mutamento che si vuole conseguire è quello di far sì che le amministrazioni locali possano riconoscere gli immigrati come attori responsabili nella definizione delle politiche pubbliche e per la verifica di qualità dei servizi, e non più come meri utenti o destinatari passivi di interventi.

 

Anno di realizzazione: 2018/2020 - in corso

Per maggiori informazioni:Valentina Ceccarelli v.ceccarelli@cittadinanzattiva.it

progetto esc

Finanziato dal Ministero del Lavoro e politiche sociali, ai sensi dell’art. 72 del Decreto Legislativo del 3 luglio 2017 n. 117, il progetto “ESC-Economia Solidale Circolare” ha come promotori CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Cittadinanzattiva e CICA (Coordinamento Italiano delle Case Alloggio per persone con HIV/AIDS).

Obiettivi

Il progetto ha come obiettivo la definizione di un modello di economia solidale circolare basata sullo sviluppo di pratiche di produzione e consumo sostenibili e responsabili nella compagine associativa e fra i principali stakeholder dei proponenti, diminuendo la produzione di rifiuti, valorizzando pratiche di recupero, riutilizzo e riciclo dei materiali e coniugando l'attività d'impresa con i percorsi di inclusione socio-lavorativa per le persone più fragili e vulnerabili, intese non più come "scarti" bensì come risorse di capitale sociale, relazionale e di competenze lavorative.

progetto esc

Finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ai sensi dell’art. 72 del Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117, il progetto ha come promotori AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport), Cittadinanzattiva e FICTUS (Federazione Italiana Enti Culturali, Artistici e Sportivi), in collaborazione con Cittalia, Centro Europeo di Studi e Ricerche per i Comuni e le Città – Fondazione di Ricerche dell’ANCI.

I beneficiari del progetto sono giovani italiani e profughi, richiedenti asilo e/o protezione internazionale ospitati presso CAS o SPRAR di età compresa tra i 16 e 25 anni.

 

Premessa

Le migrazioni internazionali rappresentano un fenomeno in crescita, trasversale a tutto il territorio nazionale, che è divenuto un elemento costante all’interno della vita della comunità “accogliente”. Tuttavia, il fenomeno è oggetto di numerose misperception: certe cornici interpretative hanno contribuito ad ancorarlo allo sviluppo di un’emergenza, securitaria o umanitaria, spesso senza considerare le normative ed i cambiamenti geopolitici che hanno contribuito a determinare un simile contesto. Le migrazioni appaiono così sempre più strumentalizzate e semplificate, recepite, nelle loro rappresentazioni, in una forma che sembra più subita che progettata: un fenomeno strutturale al quale si è risposto con un inasprimento dei controlli esterni e interni, non necessariamente efficaci. Ad oggi infatti la gestione dei flussi migratori viene posta principalmente in termini di erogazione di misure di accoglienza e primo soccorso, di tipo dunque “emergenziale” che, se efficaci negli stadi iniziali dell’arrivo delle persone migranti, non permettono né ai servizi né alla comunità accogliente, e tantomeno alla popolazione migrante di lavorare sullo scenario che va oltre lo “sbarco”; la permanenza di molti sul territorio e dunque la costruzione di quella che diventerà la “comunità del futuro”.

Alla luce di questi elementi, l’esigenza diviene occuparsi non solo dei flussi migratori quali “popolazioni in movimento” (osservando i numeri che le statistiche mettono a disposizione), ma anche e soprattutto lavorare sulle ricadute di questi spostamenti nella relazione fra comunità accogliente e comunità migrante, individuando obiettivi di coesione sociale, creando legami e presupposti per la costruzione delle comunità future.

 

Obiettivi e finalità

Con il progetto “Cultura dell’accoglienza e comunità inclusiva” si intende dunque realizzare un’attività tesa a sensibilizzare la comprensione del fenomeno migratorio e, anzi, a valorizzarne il contenuto, per sganciarlo dal frame di politiche che l’ha determinato e dalle credenze ormai retoriche, nonché strategie comunicative (fake news) frutto di cattive interpretazioni, per porre al centro il cittadino straniero e il suo vissuto.

Il progetto ha infatti l’obiettivo di diffondere presso le comunità locali coinvolte un modello di “accoglienza solidale” che prevede l’attivazione di percorsi di cittadinanza inclusiva mediante attività artistiche e ricreative ed iniziative di promozione dell’attivismo civico, animate da giovani cittadini italiani e migranti. In particolare, attraverso la cultura, l’arte e le attività ricreative, che diventano piattaforme per il dialogo e l’unità tra diverse comunità, si realizzano percorsi di inclusione e iniziative che fungano da strumento di connessione tra le tradizioni del Paese di origine e la nuova vita dei ragazzi coinvolti. In questo modo, dando vita a spazi creativi e progetti per limitare la discriminazione e i pregiudizi contro le persone migranti, ci si avvale delle forme di espressione artistica come veicoli prioritari per la definizione di percorsi d’accoglienza, buone pratiche e format d’integrazione.

 

Attività

L’ambito territoriale di attuazione comprende 20 Regioni, per un totale di 31 Province e 34 Comuni. In ciascun territorio coinvolto viene attivato un percorso di “cittadinanza inclusiva”, finalizzato alla promozione dell’attivismo civico dei giovani italiani e migranti secondo l’approccio “communityholder” incentrato su esigenze e obiettivi comuni anziché su specifiche esigenze dei singoli.  

Il percorso di “cittadinanza inclusiva” si svolge nell’arco di 18 mesi e si articola in 3 fasi:

  1. Start up: è incentrata sul lavoro di rete per il coinvolgimento di tutti gli attori del progetto attraverso un percorso di formazione sul modello teorico metodologico “accoglienza solidale”;
  2. Laboratori di comunità: sono finalizzati alla promozione della corresponsabilità, della cittadinanza attiva e della cultura del volontariato e del contributo dei giovani destinatari (italiani e migranti) alla gestione delle esigenze della comunità;
  3. Il testimone: i destinatari realizzeranno del materiale divulgativo a testimonianza dell’esperienza fatta insieme per patrimonializzare quanto costruito e diffonderlo sia alla cittadinanza locale che ad altri territori provinciali, verrà realizzata inoltre la valutazione sull’impatto sociale del progetto.

Attraverso le varie fasi, il progetto, nel suo insieme, si propone quindi di innescare una serie di movimenti comunitari in grado di migliorare l’interazione tra comunità accogliente e persone migranti e di sensibilizzare la comunità rispetto alla percezione del fenomeno migratorio, agendo sul fronte della coesione sociale.

Attraverso la creazione di gruppi misti e la realizzazione di attività e iniziative di impatto sulla comunità locale, si creano sinergie, incontri, scambi e occasioni di collaborazione tra la cittadinanza, le organizzazioni/istituzioni locali e le comunità di persone migranti.

Le attività realizzate hanno un impatto non solo sociale ma anche di tipo culturale, poiché la collaborazione e la realizzazione di iniziative pubbliche locali rendono visibili a tutta la cittadinanza movimenti e realtà che si pongono in diretto contrasto con gli stereotipi e le misinterpretazioni attualmente diffuse sul fenomeno migratorio, attraverso la partecipazione e l’attivismo delle stesse persone migranti alla vita del territorio e della comunità locale.

 

Anno di realizzazione: 2018/2020 - in corso

Per maggiori informazioni: Angela Masi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Valentina Ceccarelli Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

INcasTRATI copia

Negli ultimi anni, al sistema dei centri governativi di accoglienza e alla rete comunale dello SPRAR si è sovrapposto un sistema “informale” di centri temporanei, i cosiddetti CAS, i Centri di Accoglienza Straordinaria, strutture eterogenee dislocate su tutto il territorio nazionale, affidate in gestione ai soggetti più diversi: comuni, realtà del terzo settore, imprenditori privati.

Ma si tratta di un sistema che si rivela pieno di opacità, di mancanza di trasparenza sugli affidamenti, fuori controllo: questo perché la scelta della gestione emergenziale consente spesso di scavalcare regole e procedure ordinarie nell’affidamento dei servizi, rende totalmente opaca l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici, abbassa il livello dei controlli pubblici sulla realizzazione degli interventi rivolti ai migranti, produce sacche di speculazione privata e terreno fertile per infiltrazioni criminali, senza parlare poi della qualità dei servizi che vengono erogati.

Non esiste un elenco pubblico dei CAS, della loro ubicazione, di chi li gestisce. Non c’è alcuna trasparenza su affidamenti e gestioni, sui finanziamenti, sul rispetto degli standard di erogazione dei servizi previsti da convenzioni e capitolati d’appalto.

TRE LEGGI PER LA GIUSTIZIA E I DIRITTI

Cittadinanzattiva è tra le associazioni del comitato promotore della Campagna “Tre Leggi per la Giustizia e i Diritti: Tortura, Carceri, Droghe”, tre leggi di civiltà dirette rispettivamente ad introdurre il reato di tortura nel codice penale, a modificare la legge Fini-Giovanardi  sulle droghe ed a ripristinare la legalità nelle carceri sovraffollate.

Le tre proposte di legge di iniziativa popolare sono state depositate lo scorso gennaio in Cassazione e costituiscono  un vero e proprio programma di governo per ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario. 

La prima riguarda l’introduzione del reato di tortura nel codice penale e vuole sopperire ad una lacuna normativa grave del nostro ordinamento. In Italia manca infatti il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso e nonostante sia pacifico che la proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite.

AUDIT CIVICO NELLA GIUSTIZIA CIVILE copia

Negli ultimi quattordici anni Cittadinanzattiva ha promosso e sviluppato progetti e metodologie di valutazione civica in diversi ambiti di intervento della Pubblica Amministrazione.
Per valutazione civica si intende la produzione e l’uso di informazioni da parte dei cittadini in funzione della attivazione di proprie politiche e della partecipazione alle politiche pubbliche, sia in sede di definizione e implementazione che in sede di valutazione.
Sono i cittadini stessi, organizzati e dotati di adeguati strumenti e tecniche di valutazione, a produrre informazioni rilevanti su ambiti di analisi ritenuti significativi, quali servizi resi da soggetti pubblici o privati (es. sanità, trasporti, scuola, utenze, servizi finanziari, etc.) o politiche pubbliche attuate in determinati settori (come welfare, ambiente, giustizia), a livello nazionale o locale.

Nel 2012, Cittadinanzattiva ha realizzato un’esperienza pilota di valutazione civica di 9 Tribunali civili. L’iniziativa, promossa dalla rete Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva con il supporto dell’Agenzia Nazionale di Valutazione Civica ed in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati e con l’Associazione Dirigenti della Giustizia, ha coinvolto 9 Tribunali Civili dislocati in diverse regioni, del Nord, del Centro e del Sud.

Sulla scia di questa esperienza e nell’ambito del progetto di Monitoraggio delle Performance per la Giustizia (MPG) - condotto dal Dipartimento della Funzione Pubblica in coordinamento con il Ministero della Giustizia e le Regioni aderenti - è stata attivata una collaborazione tra Cittadinanzattiva e il Dipartimento della Funzione Pubblica e progettata un’attività di valutazione civica mirata all’analisi delle dimensioni che determinano l’esperienza di accesso al servizio Giustizia, dal punto di vista del cittadino.

Il progetto ha un duplice obiettivo:

  1. Ampliare le dimensioni di analisi di MPG, assumendo un punto di vista analitico orientato dal punto di vista dell’utente del servizio Giustizia, invece che in un’ottica interna al sistema;+
  2. Definire una metodologia per la valutazione civica dei Tribunali, che possa essere utilizzata in futuro per la creazione di un sistema diffuso di valutazione civica degli Uffici Giudiziari a supporto di questi stessi, nelle loro azioni di cambiamento e miglioramento.

    Le attività previste per la valutazione civica dei Tribunali hanno previsto un elevato livello di interazione con gli Uffici Giudiziari, il Ministero della Giustizia, gli Ordini degli Avvocati così da rendere un elemento critico di successo il coinvolgimento di questi e la condivisione degli obiettivi del progetto.

Tali attività hanno avuto ad oggetto la raccolta di informazioni civiche attraverso la somministrazione, da parte dei volontari di Cittadinanzattiva, degli strumenti di rilevazione descritti di seguito.
Nello specifico, sulla base di una prima attività di progettazione congiunta tra MPG e Cittadinanzattiva, sono stati elaborati quattro strumenti di audit civico per raccolta dati e informazioni qualitative:
1. un questionario di rilevazione dati, da sottoporre al Presidente e al Dirigente dell’Ufficio Giudiziario;
2. una griglia d’osservazione diretta, per la rilevazione sul campo da parte dei volontari di Cittadinanzattiva;
3. un questionario per l’Ordine degli Avvocati;
4. un format per la compilazione dei dati sui flussi giudiziari, che verranno richiesti direttamente al Ministero della Giustizia.
Uffici coinvolti

Al fine di individuare un campione significativamente stratificato di esperienze, sono state monitorate sei sedi di Tribunale Civile Ordinario, sulla base dei seguenti elementi di valutazione:
• rappresentatività dimensionale, cercando di selezionare un campione variegato rappresentativo delle diverse dimensioni degli Uffici Giudiziari Italiani;
• rappresentatività territoriale, cercando di individuare Uffici che operano in contesti difformi per dimensioni sociali ed economiche, così da permettere un’analisi controfattuale rispetto all’oggetto principale d’indagine, gli Uffici delle Regioni ad Obiettivo Convergenza (ROC).

Sulla base di questi criteri, sono stati selezionati i seguenti Tribunali Civili:
• Bologna
• Catania
• Firenze
• Milano
• Napoli
• Taranto

Alla fine del progetto è stata prevista l’elaborazione di un output finale, un Rapporto di valutazione civica sulla Giustizia, nella sua seconda versione, rivisto sulla base dei presupposti precedentemente descritti. Tale documento ha la finalità di restituire un secondo documento analitico in termini di audit civico, specifico per i Tribunali, dopo l’esperienza sperimentale del 2012. Tale documento nasce per analizzare, dal punto di vista del cittadino/utente, le principali dimensioni d’interazione con il servizio Giustizia, cercando di fornire una valutazione oggettiva sui livelli e gli standard di servizio offerti dai Tribunali, con particolare riguardo a tutti i servizi e le iniziative atte a semplificare l’accesso degli utenti al servizio Giustizia.

L’elaborazione degli strumenti di audit e l’elaborazione stessa del rapporto sulla base dei dati raccolti, permetterà anche l’elaborazione da parte di Cittadinanzattiva, con il supporto di MPG, di una metodologia di audit civico specifica per i Tribunali italiani, oggetto di attività di promozione e diffusione futura, da parte di Cittadinanzattiva.


Scarica il Report “Audit Civico nella Giustizia Civile

Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Anno di realizzazione: 2015


Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica

mamma migrante

“Nascere in Italia: processi partecipati di inclusione sociale destinati alle donne immigrate"
Cittadinanzattiva, con il sostegno dei fondi Otto per Mille della Chiesa Evangelica Valdese, ha realizzato il progetto "Nascere in Italia: processi partecipati di inclusione sociale destinati alle donne immigrate", sul miglioramento dell’accesso al percorso nascita da parte delle donne immigrate.

Il progetto si è ispirato alla necessità di assicurare a tutte le donne e ai loro figli la piena equità di accesso ai servizi durante la gravidanza e il parto, senza differenze di etnia e status sociale, con pari dignità e garanzia di sicurezza e intende contribuire concretamente a costruire percorsi di miglioramento a partire da un approccio civico e partecipato.

vitalizio pacchetti

170milioni di euro. E’ questa la cifra che ogni anno spendiamo per i vitalizi degli ex consiglieri regionali. 170 milioni che si potrebbero invece utilizzare per servizi e strutture per i cittadini, e che quindi “Nuociono gravemente a….”. E’ con questo fil rouge che Cittadinanzattiva ha lanciato oggi, nel corso della festa contro gli sprechi SpreKO, in corso alla Rocca Albornoziana di Spoleto, la campagna con cui si chiede la effettiva e definitiva abolizione dei vitalizi.

Con alcuni esempi nei settori della scuola, dei servizi pubblici locali, della sanità e della giustizia, Cittadinanzattiva vuole rendere concretamente “misurabile” l’entità della spesa per i vitalizi dei consiglieri regionali, e spiegare, usando una immagine che richiama alla memoria un pacchetto di sigarette, a cosa il vitalizio nuocia gravemente:

  • Scuola: con 170 milioni di euro si possono costruire 34 nuove strutture scolastiche in muratura, antisismiche e energeticamente a norma.
  • Trasporto pubblico locale: con 170 milioni si possono mettere in circolazione sui binari 19 nuovi convogli con locomotiva e 8 carrozze per il trasporto dei viaggiatori pendolari
  • Sanità: con 170 milioni di euro si potrebbero comprare: più di 80 macchine per la PET,o più di 100 macchine per la RM, o circa 340 macchine per la TAC
  • Giustizia: nel 2014 per l’edilizia penitenziaria sono stati spesi 38 milioni di euro (¾ in meno del 2013). Per le attività di reinserimento dei detenuti 6 milioni.

“I vitalizi dei consiglieri regionali, oltre ad essere un istituto illegittimo, rappresentano un privilegio del tutto indifendibile”, ha dichiarato Laura Liberto, responsabile della rete Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva.”Di fronte allo smantellamento del sistema di welfare ed ai continui tagli ai servizi pubblici, i milioni di euro destinati ogni anno dalle regioni per sostenere i vitalizi dei consiglieri regionali sono uno schiaffo per tutti i cittadini, che non possono né debbono  accontentarsi di simboliche riduzioni dei costi della politica. Con questa campagna prosegue il nostro impegno per porre fine allo scandalo dei vitalizi che continuano a prosciugare  i già dissestati bilanci regionali. Chiediamo alle Regioni di rispettare ed applicare correttamente leggi dello Stato già in vigore, con il passaggio per tutti i consiglieri regionali, compresi quelli rieletti e cessati dal mandato, al sistema previdenziale contributivo”.

Basta vitalizi!

Firma anche tu la nostra petizione.

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