cnamc

  • Scarica la nostra indagine su fratture e fragilità ossea

    Immagine1 copy

    In Italia, a fronte di una spesa annuale per la gestione delle fratture da fragilità di circa 9,4 miliardi di euro, solo 514 milioni vengono impiegati per la prevenzione primaria e secondaria delle fratture da fragilità (Rapporto OsMed relativo all'anno 2017). Si stima che, in assenza dell’adozione di contromisure efficaci, entro il 2030 nel nostro Paese il numero di questa tipologia di frattura aumenterà del 22,4%, con una spesa sanitaria attesa di 11,9 miliardi nel 2030 per la gestione delle stesse.

  • Presentato il XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità

    Alle prese con problemi pratici come la cancellazione improvvisa di visite ed esami programmati e un senso di abbandono e di incertezza. È così che i pazienti “ordinari” hanno vissuto il periodo di emergenza sanitaria. E nello stesso tempo associazioni civiche e di tutela dei diritti che, sin da subito, si sono attivate con senso di responsabilità, creatività ed energia rivelandosi spesso l'unico punto di riferimento e l'unico servizio a disposizione dei cittadini.

    È la doppia faccia della medaglia, nei risvolti della pandemia sui malati cronici e rari, che emerge dal XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi dal titolo “Isolati ma non soli: la risposta alla pandemia nel racconto delle associazioni”. Il Rapporto nasce dal racconto di 34 associazioni di pazienti con malattie croniche e rare aderenti al CnAMC (Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici) di Cittadinanzattiva.

  • Presentato il XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità

    Per i pazienti cronici e rari difficoltà e ritardi nelle cure; associazioni protagoniste nella risposta alla pandemia. Presentato il XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità.

    Alle prese con problemi pratici come la cancellazione improvvisa di visite ed esami programmati e un senso di abbandono e di incertezza. È così che i pazienti “ordinari” hanno vissuto il periodo di emergenza sanitaria. E nello stesso tempo associazioni civiche e di tutela dei diritti che, sin da subito, si sono attivate con senso di responsabilità, creatività ed energia rivelandosi spesso l’unico punto di riferimento e l’unico servizio a disposizione dei cittadini.

    È la doppia faccia della medaglia, nei risvolti della pandemia sui malati cronici e rari, che emerge dal XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi dal titolo “Isolati ma non soli: la risposta alla pandemia nel racconto delle associazioni”. Il Rapporto nasce dal racconto di 34 associazioni di pazienti con malattie croniche e rare aderenti al CnAMC (Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici) di Cittadinanzattiva.

  • Il 13 ottobre la presentazione del 18° Rapporto sulle politiche della cronicità

    STD CNAMC ottobre 2020 01 800x450

    Si terrà il prossimo 13 ottobre, in un evento online dalle ore 10.30 alle ore 12.00, la presentazione del XVIII Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità. Da ormai 18 anni il Rapporto rappresenta il punto di osservazione delle associazioni aderenti al CnAMC rispetto ai servizi di salute offerti dal SSN e mira a raccogliere dati e proposte da presentare ai decisori pubblici perché possano tenerne conto nella definizione delle agende politiche.

    Questa edizione del Rapporto, che ha come titolo “Isolati ma non soli: la risposta alla pandemia nel racconto delle associazioni”, nasce dai racconti di 34 associazioni di pazienti affetti da patologie croniche e rare, relativi all’eccezionale periodo storico che stiamo vivendo, come quindi le associazioni hanno vissuto la pandemia da coronavirus, le criticità incontrate, ma anche le incredibili risorse che hanno messo in campo.

  • Rinnovo piani terapeutici, appello delle associazioni: impossibile fare visite.

    medicinali farmacia

    Alcune Regioni, come ad esempio Sicilia, Piemonte, Lazio e Lombardia ad inizio giugno, dopo aver decretato la fine dello stato di emergenza, hanno richiesto ai pazienti il rinnovo dei piani terapeutici, ottenibili solo dopo le opportune visite specialistiche. Le stesse regioni che, nella maggior parte dei casi, garantendo ancora oggi solamente le visite urgenti e brevi, non permettono quindi di ottenere queste prestazioni, se non con lunghissime attese e quindi determinando di fatto uno stop nella cura.

Condividi