E’ la storia di un giovane straniero senza fissa dimora che, spinto dal bisogno, ha commesso un furto presso un supermercato per procacciarsi piccole quantità di cibo per far fronte all'imprescindibile esigenza di alimentarsi. Per la Suprema Corte il fatto non costituisce reato: una decisione destinata a fare scuola, perché stabilisce che non è punibile chi ruba per fame, agendo quindi in stato di necessità.

E così è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna inflitta al clochard dalla Corte di Appello il 12 febbraio del 2015: a fare ricorso in Cassazione non è stato il giovane senza fissa dimora, ma il Procuratore generale della Corte di Appello di Genova che chiedeva che l'imputato fosse condannato non per furto lieve, come stabilito in primo e secondo grado, ma per tentato furto dal momento che il barbone era stato bloccato prima di uscire dal supermercato, dopo essere stato notato da un cliente che aveva avvertito il personale vigilante. Leggi di più

Valentina Ceccarelli
Classe '78, romana e romanista doc. Laureata in Giurisprudenza, è a Cittadinanzattiva dal 2009. Impegnata nella tutela dei diritti dei cittadini, è consulente del Pit Unico e si occupa delle tematiche di Giustizia per la newsletter. Appassionata di libri, cucina e danza orientale, è convinta che il mondo non si possa cambiare restando seduti.

Condividi

Potrebbe interessarti