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Sei povero? Hai diritto ad essere accolto in Italia: questo è quanto affermato da un giudice del Tribunale di Milano nell'ordinanza con cui concede a un ventiquattrenne del Gambia il permesso di soggiorno in virtù della protezione umanitaria perché povero.

E la condizione di povertà, a detta del giudice, è condizione sufficiente a restare nel nostro Paese, alla stregua di guerre e persecuzioni, perché la fame costituisce comunque un rischio a cui è sottoposto nel suo Paese di origine. Proprio in virtù di questo, il giudice non gli riconosce né lo status di rifugiato (rivolto a chi subisce atti di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica) né lo status di protezione sussidiaria, che si concede a chi - rientrando nel proprio Paese - rischi di essere condannato a morte, torturato o coinvolto in una guerra.

No, quel giovane deve essere accolto semplicemente perché in Gambia c'è una povertà tale da esporlo a una condizione di "vulnerabilità".  E chi, tra i disperati sui barconi, non è vulnerabile? Quale madre incinta? Quale padre senza cibo da dare ai figli? Quale bambino solo? Il fatto stesso che si mettano in viaggio, dice il giudice, dimostra che non hanno altra possibilità. Continua a leggere su www.ristretti.org

Valentina Ceccarelli
Classe '78, romana e romanista doc. Laureata in Giurisprudenza, è a Cittadinanzattiva dal 2009. Impegnata nella tutela dei diritti dei cittadini, è consulente del Pit Unico e si occupa delle tematiche di Giustizia per la newsletter. Appassionata di libri, cucina e danza orientale, è convinta che il mondo non si possa cambiare restando seduti.

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