L’istituzione del servizio
Il servizio di asilo nido comunale è stato istituito dalla Legge 1044 del 1971 come Servizio sociale di interesse pubblico finalizzato “alla temporanea custodia dei bambini per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia ed anche per facilitare l’accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale”. Data la loro natura socio-assistenziale la gestione di questi servizi rientra nelle competenze comunali mentre le funzioni di programmazione sono affidate alle Regioni. A partire dal 2000, ai servizi per la prima infanzia viene riconosciuto un ruolo cruciale, non solo nel sostegno alla genitorialità, ma anche come strumento fondamentale nei percorsi di crescita del bambino.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 467 del 2002 indica come «Il servizio fornito dall’asilo nido non si riduce ad una funzione di sostegno alla famiglia nella cura dei figli o in mero supporto per facilitare l’accesso dei genitori al lavoro, ma comprende anche finalità formative, essendo rivolto a favorire l’espressione delle potenzialità cognitive, affettive e relazionali del bambino».

In tale ottica, la diffusione di questi servizi concorre a garantire le pari opportunità di educazione e di cura e a ridurre le disuguaglianze territoriali, economiche, etniche e culturali.

Lo sviluppo del sistema di offerta dei servizi per la prima infanzia viene incentivato negli anni sia a livello nazionale che europeo. Nel 2002 il Consiglio europeo di Barcellona ha definito come traguardo per gli stati membri, in termini di posti disponibili nei servizi per la prima infanzia, la copertura di almeno un terzo della domanda potenziale, cioè il 33% dei bambini sotto i 3 anni entro il 2010, per sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro.

Nel 2011, la Commissione Europea, con la comunicazione “Educazione e cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori”, sostiene che migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione in tutta l’UE è una premessa d’importanza fondamentale per tutti gli aspetti della crescita.

Le primissime esperienze dei bambini gettano le basi per ogni forma di apprendimento ulteriore. Iniziative di educazione e cura della prima infanzia di alta qualità, inoltre, favoriscono particolarmente i bambini disagiati, inclusi quelli provenienti da un contesto migratorio e a basso reddito. Possono aiutare a liberare i bambini da condizioni di povertà e da famiglie disfunzionali, contribuendo in tal modo al conseguimento degli obiettivi stabiliti dall’iniziativa faro Europa 2020 denominata “Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale”.

Con un successivo documento del 2013 “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, la Commissione Europea raccomanda agli Stati membri di adottare ed applicare politiche volte ad eradicare la povertà e l’esclusione sociale dei minori e a promuovere il loro benessere mediante strategie multidimensionali basate sui seguenti tre grandi pilastri:

  • l’accesso a risorse sufficienti (favorendo la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro e prevedendo altre tipologie di prestazioni quali incentivi fiscali, assegni familiari, assegni per l’alloggio e sistemi di reddito minimo garantito);
  • l’accesso a servizi di qualità a un costo sostenibile;
  • il diritto dei minori a partecipare alla vita sociale.

In Italia, il Decreto legislativo n. 65 del 2017 riconduce i servizi educativi per l’infanzia nella sfera educativa piuttosto che assistenziale, con l’obiettivo di garantire la continuità del percorso educativo e scolastico dalla nascita fino ai sei anni di età. Dal punto di vista economico a partire dal 2007 sono stati previsti dal legislatore degli interventi finanziari. Il più emblematico è stato il Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio educativi per la prima infanzia (legge finanziaria del 2007) che prevedeva un finanziamento statale e regionale triennale. Il Decreto dell’aprile 2017 ha istituito invece un Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione pari a 209 milioni di euro per l'anno 2017, 224 milioni di euro per l'anno 2018 e 239 milioni di euro a decorrere dall’anno 2019.

 

La situazione nel nostro Paese
Nonostante i citati provvedimenti, i dati relativi a questi anni di crisi prolungata ci dicono che le famiglie italiane sono fortemente in difficoltà ed hanno sempre meno risorse materiali e immateriali per continuare a svolgere un importantissimo ruolo per lo sviluppo armonico della società. Ne consegue la progressiva contrazione della fecondità, a cui si accompagnano l’aumento della disoccupazione femminile e la povertà infantile. Dall’ultima Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri (Anno 2018) si evince che su un numero complessivo pari a 49.451 le dimissioni e le risoluzioni consensuali hanno riguardato principalmente le lavoratrici madri, a cui sono riferiti n. 35.963 provvedimenti, pari a circa il 73% dei casi. La motivazione più ricorrente permane l’incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole, pari a circa il 36% del totale. Nell’ambito della citata motivazione sono ricomprese le seguenti voci a giustificazione della necessità di lasciare il lavoro:

  • per l’assenza di parenti di supporto: 27% del totale;
  • per l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato, es. asilo nido o baby sitter: 7% del totale;
  • per il mancato accoglimento al nido: circa il 2% del totale.

Un focus sugli asili nido dell’Ufficio Valutazione Impatto del Senato della Repubblica dello scorso luglio 2018, analizzando i dati derivanti dagli interventi realizzati negli ultimi 10 anni, evidenzia alcuni nodi critici:

  • la limitata offerta del settore zero/tre: ancora lontana dagli obiettivi europei stabiliti nel 2002, è fortemente frenata dai finanziamenti disponibili - discontinui, frammentati e insufficienti - così che i costi continuano a gravare principalmente sui bilanci dei comuni e delle famiglie;
  • la disuguaglianza territoriale: il tasso di povertà materiale ed educativa dei bambini è in aumento, ed ai primi troviamo tutte regioni del sud: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise.
  • le difficoltà nell’integrazione del sistema e della relativa governance, che deve essere raggiunta a tutti i livelli: tra pubblico e privato, tra nidi tradizionali e servizi integrativi, tra nord e sud, tra Stato, regioni e comuni, tra sociale ed educativo, tra profili professionali di educatori ed insegnanti.

Uno spaccato dettagliato della situazione dell’offerta dei servizi educativi per la prima infanzia nel nostro Paese è fornito dall'Istat nello scorso marzo 2019 e relativo all’anno scolastico 2016/17 (ultimi dati disponibili).

Ciò che si evince dallo studio è che in rapporto alla popolazione target, la dotazione complessiva di strutture è sotto il parametro del 33% fissato dall’Unione europea: infatti i posti disponibili corrispondono al 24% dei bambini residenti sotto i 3 anni, se consideriamo anche i servizi integrativi, e al 21,7% nel solo caso di asili nido (comprensivi di sezioni primavera). Nel corso degli anni l’offerta pubblica di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia continua a far registrare ampi divari tra le regioni, sia in termini di spesa dei comuni che come numero di utenti. L’offerta è variabile anche all’interno delle singole regioni. I comuni capoluogo di provincia, ad esempio, hanno mediamente una maggiore dotazione di strutture rispetto al resto del territorio, con una copertura media in termini di posti disponibili del 31,8% dove la media per i Comuni non capoluoghi è di 20,8.

Siamo quindi ancora lontani dal garantire le pari opportunità di educazione e di cura e una riduzione delle disuguaglianze territoriali, economiche, etniche e culturali che la diffusione di questi servizi dovrebbe concorrere a realizzare.

Campagna informativa realizzata nell’ambito del progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino” finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico ai sensi del DM 7 febbraio 2018.

Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui

Visita il sito www.piusaipiusei.org

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L’offerta di posti e la domanda di ammissione

Ciascun Comune può far fronte alla domanda di posti negli asili nido organizzando l’offerta secondo diverse forme di gestione, anche integrate tra di loro. Ci possono essere infatti:

  • asili nido comunali a gestione diretta. Si tratta di strutture educative gestite e coordinate dal Comune attraverso il proprio personale;
  • asili nido in concessione (gestione indiretta). Si tratta di strutture educative comunali affidate in gestione a soggetti terzi privati;
  • asili nido privati convenzionati (gestione indiretta). Sono strutture private che, avendo superato uno specifico percorso di accreditamento, sono convenzionate con il Comune e offrono gli stessi standard di qualità.

Le regole per l’ammissione negli asili comunali sono determinate dall’apposito Regolamento comunale, che prevede criteri, organizzazione e funzionamento del servizio.

Le domande d’iscrizione sono, per la maggioranza dei Comuni, da presentare in modalità on-line accedendo al portale del Comune di appartenenza della famiglia.

La comunicazione di ammissione avviene generalmente attraverso la pubblicazione della graduatoria provvisoria, e trascorsi i termini per gli eventuali ricorsi e richieste di chiarimento, con la pubblicazione della graduatoria definitiva, nella quale è indicata l’assegnazione finale.

Il costo del servizio per la famiglia

Gli asili nido comunali rientrano nella gamma dei servizi a domanda individuale resi dal Comune a seguito di specifica domanda dell’utente. Contestualmente all’approvazione del Bilancio di previsione deve essere definita la misura percentuale di copertura dei costi di tutti i servizi a domanda individuale da parte dell’utenza. Chiaramente minori saranno le risorse a disposizione del Comune e maggiore sarà la contribuzione richiesta all’utente del servizio in oggetto.

Come viene calcolato l'importo della tariffa? Nella quasi totalità dei casi le rette a carico delle famiglie sono determinate in base a degli scaglioni ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente). Tali scaglioni però variano molto da città a città: si passa da casi in cui sono presenti al massimo 3 fasce, a cui corrispondono quindi solo 3 tariffe differenziate, a quelli con anche 40 fasce, che definiscono gli importi a carico della famiglia con maggiore proporzionalità rispetto al reddito familiare.

Come emerge dal nostro ultimo dossier sul servizio di asilo nido comunale, realizzato dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva (disponibile qui), la spesa media mensile per la famiglia tipo individuata, per l’anno scolastico 2019-2020, è di € 303 con una variazione in aumento dello 0,9% rispetto all’anno precedente.

La figura seguente offre uno spaccato dei costi medi sostenute dalla famiglia tipo da noi presa in considerazione, regione per regione.

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La regione in cui si registra la spesa media mensile più bassa è il Molise, dove però si rileva l’assenza del servizio nella città di Isernia, mentre sono le famiglie del Trentino Alto Adige a dover sostenere quella più alta.

Aumenti delle rette hanno interessato prevalentemente le regioni del Sud Italia: Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Al contrario, le principali variazioni in diminuzione si collocano nelle regioni del Nord: Liguria e Piemonte.

Sebbene gli incrementi riguardano le regioni meridionali (+5,1%) la spesa media più elevata continua a caratterizzare città collocate al Nord, come mostra l’immagine seguente.

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I capoluoghi di provincia con le tariffe più basse si collocano invece tutti al Sud e sono: Catanzaro €100,  Cagliari €133, Crotone €140,  Ragusa €140, e Trapani €152.

Il dettaglio dei costi per ogni città capoluogo di provincia è disponibile su INFORMAP - il portale dell'informazione per il consumatore

Esenzioni - agevolazioni - riduzioni presenti a livello comunale, regionale e nazionale

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Secondo le nostre rilevazioni, a livello comunale è stato riscontrato l’esplicito riferimento a possibili esenzioni dal pagamento della retta solo nel 48% circa dei casi.

Si tratta soprattutto di nuclei familiari che versano in particolare stato di disagio socio economico e già seguiti dai Servizi sociali e dagli stessi segnalati al fine dell’ottenimento della gratuità del servizio.

Nel 36,5% dei casi è prevista l’esenzione dal pagamento per i nuclei familiari che rientrano nella prima delle fasce ISEE individuate ai fini della determinazione delle rette. La situazione è comunque molto variegata in considerazione del fatto che le fasce differiscono notevolmente per ampiezza (da fasce € 0 - 1.500 a fasce € 0 - 7.500).

Le rimanenti tipologie, ed in misura più limitata, riguardano l’accesso al servizio di bambini portatori di handicap grave (certificato) e nuclei familiari numerosi. Per quanto riguarda le riduzioni applicate alle rette in determinate circostanze spiccano soprattutto quelle dovute alla contemporanea frequenza del servizio nido o di altri servizi per l’infanzia di due o più bimbi appartenenti al medesimo nucleo familiare.

Per quanto riguarda il livello regionale, risultano essere dieci le regioni che si distinguono in positivo per aver emanato disposizioni per misure volte al contenimento o abbattimento dei costi a carico delle famiglie per la frequenza dei nidi di infanzia.

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Novità bonus nido 2020

La legge 27 dicembre 2019, n. 160 ha incrementato, a decorrere dall’anno 2020, l’importo del contributo per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati, nonché per l’introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni, affetti da gravi patologie croniche.

Ecco i nuovi importi destinati alle famiglie:

  • un massimo di 3.000 euro su base annua per i nuclei familiari in possesso di ISEE minorenni in corso di validità (riferito al minore per il quale è richiesta la prestazione) fino a 000 euro;
  • un massimo di 500 euro per i nuclei familiari con un ISEE minorenni compreso tra 25.001 e 40.000 euro;
  • fino a 500 euro nell’ipotesi di ISEE minorenni oltre la predetta soglia di 40.000 euro, ovvero in assenza dell’ ISEE.

Il bonus nido si può richiedere sia online (tramite il servizio on line dedicato accessibile direttamente dal cittadino in possesso di un PIN INPS dispositivo, di una identità SPID o di una Carta Nazionale dei Servizi (CNS) per l'accesso ai servizi telematizzati dell'Istituto), sia tramite patronati o chiamando il Contact Center INPS.

Per maggiori informazioni, consulta il sito dell’INPS

La qualità e le tutele del servizio di asilo nido comunale

Il primo strumento utile a disposizione dei genitori per farsi un’idea della qualità del servizio di asilo nido e delle forme di tutela a propria disposizione è la Carta della qualità del servizio.

Ogni Comune dovrebbe avere questo documento all’interno del quale si esplicita l’impegno per il buon funzionamento del servizi educativo proposto dal nido nei confronti di tutti i bambini e delle loro famiglie, in un’ottica di corresponsabilità e compartecipazione, con l’intento di tutelare i bambini e di fornire adeguati strumenti di controllo e valutazione, sulla base delle normative in vigore.

La Carta dei Servizi come strumento di tutela per i cittadini è stata introdotta con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio 1994 denominata “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici”.

Dalle rilevazioni di Cittadinanzattiva condotte in tutti i capoluoghi di provincia italiani emerge che tale documento non solo non risulta essere presente ovunque, ma contiene delle informazioni non uniformi a livello nazionale.

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Individuando una serie di informazioni ritenute più significative dal punto di vista del genitore che approccia il servizio, abbiamo rilevato una notevole disomogeneità nei contenuti, come riporta l’immagine seguente.

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Rispetto alla fruizione del servizio di asilo nido comunale, il fatto che non esistono, come visto, strumenti uniformi per valutare il servizio e quindi pretendere migliori livelli di qualità, rende più complicato esigere il rispetto dei propri diritti e attivare le necessarie tutele in caso si subisca un disservizio.

Con riferimento all’indagine da noi effettuata relativamente alle carte della qualità del servizio abbiamo visto come in quasi la metà dei casi non sia presente un’indicazione di contatto per effettuare una segnalazione o un reclamo. Dove presente il contatto, nella metà dei casi non è comunque indicato il tempo massimo entro il quale si ha diritto a ricevere una risposta.

Il nostro consiglio ai genitori è comunque quello di leggere sempre il contenuto della Carta della qualità del servizio e del Regolamento del servizio.

Il Regolamento generalmente fissa finalità e compiti delle strutture, regola l’accesso al servizio e l’organizzazione dello stesso, definisce la qualità del servizio e le modalità di partecipazione delle famiglie.

La Carta dei servizi rende fruibili a tutte le famiglie interessate le informazioni utili e chiare sui diritti degli utenti, sulle procedure per accedere ai servizi e sulle modalità di erogazione dei servizi. Cosa fondamentale per la carta dei servizi, in un’ottica di tutela degli utenti, è quella di individuare obiettivi standard della qualità del servizio e controllare periodicamente il loro rispetto e la loro implementazione.

Uno strumento di tutela a cui poter ricorrere, nel caso di pubbliche amministrazioni, per verificare ad esempio la trasparenza e la correttezza delle procedure, come ad esempio quella relativa alla pubblicazione della graduatoria di accesso al servizio secondo lo schema di punteggio descritto al momento dell’iscrizione, è l’accesso civico.

Il 23 dicembre 2016 è entrato in vigore il decreto legislativo 97 del 25/06/2016 inerente l’introduzione dell’accesso civico generalizzato. Il decreto prevede che “chiunque” ha “diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti”, e può farlo attraverso l’accesso civico semplice o attraverso l’accesso civico generalizzato.

Nel primo caso, chi fa richiesta non deve dimostrare di avere un interesse diretto verso una situazione giuridica e può chiedere informazioni riguardo la mancata pubblicazione di atti.

Nel secondo caso, invece, “chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione”.

Alla domanda di accesso l’amministrazione è obbligata a rispondere entro massimo 30 giorni non derogabili.

 

Campagna informativa realizzata nell’ambito del progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino” finanziato dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi del DM 7 febbraio 2018

Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui

Visita il sito www.piusaipiusei.org

(Visita l'Area di interesse Assicurazioni)

Nella sezione Approfondimenti riguardante i servizi assicurativi è possibile consultare informazioni riguardanti qualità e costi dell'assicurazione obbligatoria in campo automobilistico, indennizzo diretto e Cid all'estero, oltre ad una serie di documenti relativi ad attività progettuali. Inoltre, sono segnalati alcuni link utili in tema di Rc Auto:

L'atto d'indirizzo sulla partecipazione civica è suddiviso in due sezioni riguardanti tre fasi ben distinte: quella della progettazione dei servizi e della definizione dei capitolati d'appalto; quella del monitoraggio dell'attuazione dei contratti di appalto; quella della valutazione per la ridefinizione dei contratti e dei capitolati.

(Visita l'Area di interesse Beni di consumo)

Nella sezione Approfondimenti riguardante i beni di consumo è possibile consultare consigli e informazioni utili per acquistare in tutta sicurezza nel periodo dei saldi, durante le festività, se si acquista all'interno di un esercizio commerciale o a distanza.

BONUS ENERGIA E ACQUA 

I bonus energia e acqua sono sconti sulle bollette di energia elettrica, gas e acqua, introdotti dal Governo e resi operativi dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) con la collaborazione dei Comuni, per assicurare un risparmio sulla spesa energetica alle famiglie in condizione di disagio economico e fisico e alle famiglie numerose.

A chi si rivolge la misura e i requisiti necessari per accedervi

Il bonus elettrico è previsto sia nel caso di disagio economico che in presenza di gravi condizioni di salute (disagio fisico), mentre il bonus gas e il bonus acqua sono previsti per i soli casi di disagio economico sociale. In condizione di disagio economico, ogni nucleo familiare, che abbia i requisiti, può richiedere tutti e tre i bonus.
Se in casa vive un soggetto in gravi condizioni di salute che possiede i requisiti per il bonus per disagio fisico, la famiglia può richiedere anche questa agevolazione (nel caso dell’elettrico).

Attenzione! La compensazione per la fornitura di energia elettrica per disagio economico si applica anche ai beneficiari di Carta Acquisti.

Gli asili nido fanno parte dei servizi pubblici locali ossia di tutti quei servizi che fanno capo ad un comune, provincia o altro ente territoriale. Devono essere un luogo sicuro di cura e crescita per i bambini, nel quadro di una politica di tutela dei diritti dell’infanzia.

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Sul tema dei cambiamenti climatici e delle emissioni di gas serra, spesso si tende a ritenere che il problema dipenda solo dalle decisioni economiche e politiche delle grandi istituzioni e dei governi. In realtà chiunque può fare molto per abbattere circa il 30% del proprio carico personale, agendo sulla minimizzazione degli sprechi senza ridurre sostanzialmente il proprio livello di benessere e riducendo invece le proprie bollette energetiche. A questa prima consapevolezza, Cittadinanzattiva ne abbina altre tre:

Nell’ambito del progetto "Mi rischio la Polizza" Cittadinanzattiva ha realizzato un sondaggio civico dedicato ai temi dell’RC Auto e della Sicurezza Stradale, somministrando 1000 questionari su tutto il territorio nazionale. Il lavoro ha permesso di ricavare utili informazioni in merito a: capacità dei cittadini di orientarsi nel mercato dell’RC Auto, conoscenza del proprio contratto di assicurazione, rapporti con la propria compagnia, sicurezza della rete stradale.

  • Le differenze

Quante volte si sente fare questa domanda alla cassa di un negozio o di un supermercato? Ma qual è esattamente la differenza?

Le carte sono strumenti di pagamento "alternativi al contante" che consentono l'acquisto di beni e servizi presso esercizi commerciali convenzionati. Si distinguono in due grandi famiglie:

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