Scuola

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, insieme alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti e al Vice-Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni, hanno incontrato lunedì 6 luglio una delegazione delle nove reti impegnate nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che il 17 giugno scorso avevano presentato il documento “EducAzioni: cinque passi per contrastare la povertà educativa e promuovere i diritti delle bambine, dei bambini e degli e delle adolescenti”.

Nell'ampio e controverso dibattitto sulla chiusura delle scuole, diversi sono i temi che vengono posti all'attenzione della pubblica opinione: la numerosità degli studenti per classe e la mancanza di spazi per rispettare il distanziamento, le carenze nell'organico, gli effetti prodotti nei mesi di lockdown, su apprendimento e socializzazione dei ragazzi, dalla didattica a distanza. Ed altro ancora. Non sempre invece viene posta la giusta attenzione ad uno spazio importante come quello della mensa scolastica. Non solo come luogo dove mangiare e socializzare, ma anche servizio fondamentale per garantire il tempo pieno e spesso unico momento, per gli studenti più svantaggiati, ove usufruire di un pasto sano e nutriente.

In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione dello scorso 16 ottobre 2019, Cittadinanzattiva, Foodinsider, Save the Children, Slow Food ed esperti nazionali ed internazionali hanno elaborato un Decalogo

Uno studente su dieci ha interrotto l'attività formativa scolastica a causa del lockdown. A dirlo è l'Autorità per le Comunicazioni (AGCOM) nella sua Relazione annuale, tramite un sondaggio su un campione rappresentativo delle famiglie. Nessuna lezione e nessun compito da svolgere. La situazione appare ancora più grave se si pensa che "un ulteriore 20% ha potuto frequentare i corsi soltanto in maniera saltuaria, senza poter svolgere regolarmente le lezioni relative all’anno scolastico in corso".

E ancora: un quarto degli studenti non dispone di connessioni sufficientemente stabili e veloci; il 14% degli studenti deve condividere gli spazi di casa con gli altri familiari, a danno della possibilità di apprendimento; il 14% lamenta invece la complessità dei software utilizzati dalle scuole e il 10% denuncia che non per tutte le materie di insegnamento sono state prodotte lezioni a distanza.

Per circa 1 milione e duecentomila studenti, pari al 15% del totale della popolazione studentesca, manca lo spazio necessario per mantenere il distanziamento a scuola. A dirlo la stessa Ministra Lucia Azzolina che ha messo a disposizione di Regioni e Comuni - enti locali ai quali spetta il compito di trovare ulteriori spazi, di concerto con i dirigenti scolastici - un software, chiamato «cruscotto informatico», che li aiuterà nella ricognizione delle criticità. Mancano gli spazi soprattutto negli istituti superiori delle grandi città e in regioni come la Lombardia, il Lazio, l'Emilia Romagna. 

Sono 85.150 le cattedre vacanti per l'anno scolastico 2020-2021, un vero record. Lo scorso anno erano 64.149. I dati sono forniti dalla Cisl scuola. "Avremo un inizio anno complicato, alla ricerca di supplenti, soprattutto al Nord, ovvero nelle aree più colpite dal covid - spiega la segretaria della Cisl scuola Maddalena Gissi - Non si può procedere solo per concorsi, come è stato fatto negli ultimi 4 anni, ma è necessaria una procedura di reclutamento e stabilizzazione come avviene nella Pubblica Amministrazione e in tutti contesti lavorativi come chiede la Corte di Giustizia europea". 

Turni differenziati, organizzazione della classe anche eventualmente con alunni di diverse classi ed età, apertura delle scuole anche al sabato (laddove non già previsto), didattica in presenza integrata a quella digitale per le scuole superiori. Sono alcune delle "opportunità" che il Ministero dell'Istruzione, nella bozza di Linee Guida, indica ai dirigenti scolastici per la riapertura delle scuole a settembre, nell'"ottica di valorizzare forme di flessibilità derivanti dall'autonomia scolastica". La bozza sarà discussa in conferenza unificata con le Regioni giovedì 25 giugno. E ancora: riorganizzazione di eventuali altri spazi interni alle scuole e fruizione di spazi esterni, in accordo con gli Enti locali; coinvolgimento delle organizzazioni del terzo settore per lo svolgimento di attività alternative o integrative alla didattica (e con compiti di sorveglianza e vigilanza degli alunni); formazione al digitale per i docenti e il personale; campagne informative  e di sensibilizzazione per studenti, docenti e famiglie sulle modalità di prevenzione dal contagio da Covid-19. Mensa garantita per tutti gli aventi diritto, con le modalità organizzative reputate più idonee dalla singola scuola. 

Sessanta pc arrivati all’Istituto omnicomprensivo di Polla (SA), grazie alla donazione della Fondazione Roche che ha risposto all’appello di Cittadinanzattiva, nell’ambito della campagna Riconnessi, per venire incontro alle esigenze dei ragazzi del piccolo centro situato nell’area interna Valle di Diano. E una nuova chiamata per raccogliere fondi a favore dell’Istituto Comprensivo Statale "Valenti" di Trevi (PG) e dell’Istituto Omnicomprensivo "Beato Simone Fidati" di Cascia, due scuole della Valnerina in Umbria, in cui circa 35 studenti sono sprovvisti dei dispositivi e delle connessioni per la didattica digitale.

Un risultato raggiunto e un altro da raggiungere, dunque, grazie alla campagna Riconnessi, promossa ad aprile da Cittadinanzattiva, in partnership con la Federazione delle Aree interne, sul tema del digital divide nelle aree interne del Paese. La campagna di raccolta fondi è attiva sulla piattaforma gofund.megofundme.com/f/riconnessi. A raccontare queste realtà, nel corso della diretta del 23 giugno sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di Cittadinanzattiva, sono state i dirigenti dei due istituti scolastici, Loredana Cervelli per l’Istituto di Polla, e Giuseppe Novello per le scuole di Cascia e Trevi. Ad affiancarle nella diretta, Alex Corlazzoli, maestro e giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, Francesco Frattini, segretario generale Fondazione Roche, Anna Lisa Mandorino, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva, Francesco Monaco, Coordinatore Comitato tecnico aree interne (SNAI), Raffaele Trivilino, Federazione delle Aree interne.

Il grido di allarme viene dall'Istituto comprensivo Visconti di Roma che, già da maggio, ha messo in campo una Commissione Covid-19 con l'obiettivo di «preparare» la scuola alla ripresa di settembre: dodici docenti, undici genitori, la Preside e il Presidente del Consiglio di Istituto. Ma, dopo settimane di studio e di analisi delle possibili azioni da realizzare per assicurare ai propri studenti una ripresa a settembre in presenza e in sicurezza, sembra giungere a questa conclusione: "Servono più spazi e più docenti. Senza questi ci si dovrà arrendere a una scuola dimezzata".

"Questo sarebbe, per la nostra scuola pubblica - si legge nella lettera della Comissione Cobid-19 dell'Istituto Visconti - una vera catastrofe".

educazioni 5 passi per ripartire dai diritti delle giovani generazioni

Ripartire dall’educazione e dai diritti delle nuove generazioni con investimenti e politiche per consentire all’Italia di risollevarsi, perché senza attenzione ai diritti dei bambini e degli adolescenti non può avvenire una vera ripartenza. Con un documento articolato in cinque punti, e una richiesta di incontro al Presidente del Consiglio, nove reti di organizzazioni (tra cui Cittadinanzattiva) impegnate nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che comprendono centinaia di realtà del terzo settore, dell’associazionismo civile, professionale e del sindacato, chiedono di aprire un’interlocuzione con il Governo.

Dopo settimane di lockdown e di chiusura delle scuole, le famiglie cominciano ad iscrivere bambini e ragazzi ai centri estivi, sia per consentirgli quella socialità preclusa negli ultimi tempi dall'emergenza covid-19, sia per gestire al meglio gli impegni lavorativi dei genitori. Ma, a causa delle spese che i gestori dei centri devono sostenere per essere a norma con le nuove direttive ed evitare possibili contagi, le tariffe lievitano e i costi per i genitori diventano difficili da sostenere.

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