Attivismo Civico

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Il 14 e 15 gennaio del 1978, alla Domus Pacis di Roma, con la costituzione del Comitato promotore, nasce il Movimento federativo democratico. Il 1978 è stato per tanti versi un anno fondamentale per il nostro paese, un anno bellissimo e drammatico. In quel contesto una trentina di gruppi di giovani cattolici, d'ispirazione democratica, desiderosi di sperimentare nuove forme di azione politica per il cittadino, fondano il Movimento che nel 2000 cambia nome in Cittadinanzattiva. Sono stati quaranta anni di battaglie per rendere questo paese sempre più a misura di cittadino, un paese dove le persone non si sentissero "ospiti ma padroni di casa", un paese in cui i diritti fossero tutelati e promossi, dove la partecipazione civica fosse uno degli strumenti per valutare la qualità della democrazia. Tante battaglie sono state vinte, altre non ancora. 

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Ho appena cambiato la mia immagine del profilo e così faranno nelle prossime ore tutti gli amici di Cittadinanzattiva.

Sosteniamo senza nessun dubbio, senza nessun distinguo, la legge sulla cittadinanza perché è necessario, giusto, ovvio riconoscere la cittadinanza a chi cittadino lo è già nella vita di tutti i giorni. È nato qui, vive, lavora, gioca, litiga, ama, fa la fila all’ufficio postale, fa il tifo per la nazionale o nella metro a Roma parla dell’addio di Totti al calcio giocato come una tragedia

È una legge che arriva tardi e proprio per questo non possiamo più perdere tempo.

antonio

Tra pochi giorni a L’Aquila, dal 6 al 9 luglio, si terrà la seconda edizione del Festival della Partecipazione. La prima edizione è stata una scommessa che partiva dalla convinzione delle tre organizzazioni promotrici - ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia - della necessità di uno spazio pubblico, aperto e “senza rete”, dove parlare di un tema come la partecipazione che ha a che fare non solo con il presente ma soprattutto con il futuro delle nostre comunità. 

La partecipazione non è una concessione o un “premio” ma un modo di vedere la politica, una modalità di governo e non riguarda solo gli amministratori pubblici ai vari livelli ma tutti coloro i quali hanno o ambiscono ad avere un ruolo pubblico, tutti coloro i quali si vogliono impegnare, mettendo a disposizione la propria esperienza e le proprie competenze per cambiare le cose.

Amatrice distesa macerie

“C’è una lunga striscia di terra che attraversa l’Italia e che la divide in due. Lunga circa 1300 km. Si chiama Appennino. Parte dalla Liguria e arriva fino al massiccio dell’Aspromonte in Calabria per poi proseguire in Sicilia.” Mentre mia figlia, 4° elementare, mi ripete geografia guardo con lei la cartina del nostro paese. E penso a quanti terremoti ci sono stati nella nostra storia proprio in questi territori. E quanti morti ci sono stati, quante sofferenze, quante storie di persone che hanno perso tutto in un attimo.

In questi mesi l’Italia Centrale ha subito uno sconvolgimento pari, e non credo di esagerare, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Intere città e paesi che sono state evacuate e/o portate verso luoghi ritenuti più sicuri, continui controlli sulla sicurezza degli edifici che ogni volta che arriva un terremoto i controlli devono ricominciare da capo, vita quotidiana resettata per una dimensione quasi onirica del futuro.

Terremoto 18 gennaio 2017

Dal 24 agosto 2016 al 24 gennaio 2017, dati INGV, oltre 49.000 scosse sono state registrate nell’Italia centrale.

Una ininterrotta sequenza sismica che ha interessato la popolazione di 4 Regioni e  precisamente un territorio, quello dell’Appennino centrale, tra Abruzzo, Marche, Lazio ed Umbria, di ampie dimensioni e che ha generato, a sua volta, un esteso cratere sismico, nel quale, per quanto riguarda la Regione Marche, sono state ricomprese ben 4 Province (su un totale di 5) e precisamente quella di Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno e quindi ben 87 Comuni marchigiani su un totale di 130 Comuni del cosiddetto cratere sismico.

Dati, quelli appena sopra citati, capaci, già in quanto tali, di dimostrare tutta la drammaticità di questo terremoto o meglio dei terremoti che ci sono stati e che hanno portato  morte, distruzione e disperazione, mettendo a dura prova la forza ed il coraggio innato della gente dell’Appennino centrale e dei nostri concittadini marchigiani.

Terremoto 18 gennaio 2017

18/01/2017 Il Centro Italia trema ancora

Facebook mi chiede "a cosa stai pensando?" Penso che dopo quello che ho visto e sentito oggi sto male, per la rabbia, il dolore, il senso di drammatica impotenza che mi ha preso dopo le scosse di terremoto di oggi, la neve, il senso di abbandono delle persone, la difficoltà degli amministratori locali e il pensiero che, cazzo, la neve per quanto tanta non è una piaga d'Egitto ma è neve...possibile che non potessimo immaginare che in zone così bastonate come quelle terremotate non potesse capitare quello che sta capitando in queste ore, maledizione?

I miei amici di Cittadinanzattiva di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo sono in prima fila, anche in queste ore, per aiutare chi ne ha bisogno. Grazie a tutti loro ma mentre scrivo penso ad un whatsapp che ho appena letto di Monia Mancini segretario regionale di Cittadinanzattiva Marche che dice "siamo al 25 agosto" il fatto solo che lo pensi e che lo pensino le persone che in queste ore combattono tra neve e disperazione è la misura di come siamo messi.

Il dibattito pubblico del nostro paese è occupato, o meglio infestato, di parole magiche. Si tratta di parole pubbliche che vengono continuamente evocate e ripetute senza chiarire precisamente di che cosa si sta parlando e perché si attribuisce un particolare significato a un’azione, a un soggetto o a uno stato di fatto che esse denotano. A guardarle con attenzione, però, queste parole risultano confuse, vaghe quanto a significato e al rapporto con la “cosa” a cui si riferiscono, deboli dal punto di vista logico e concettuale. Malgrado questo, o forse proprio per questo, esse vengono utilizzate per dare o togliere valore, importanza e rilievo sociale a fatti, azioni e circostanze. Anche quando, a guardare meglio, non c’è proprio nessuna ragione che lo giustifichi.

impegno civico

Più di 50 appuntamenti in quattro giorni, dibattiti, lezioni magistrali, laboratori che animeranno, con oltre cento protagonisti, strade, piazze, teatri dell'Aquila e cortili di alcuni palazzi antichi recentemente restituiti alla loro bellezza. Il Festival della Partecipazione punta a riunire in una città che sta affrontando il suo percorso di ricostruzione chi vorrà ascoltare, testimoniare il senso e il valore della “partecipazione”, attraverso storie, spettacoli teatrali, concerti, cibo. Ma non solo, perché il Festival, dal 7 al 10 luglio, prevede anche appuntamenti come il pranzo condiviso tra i cittadini e almeno un migliaio dei 3.500 operai impegnati nella ricostruzione post terremoto, l'arrivo della Lunga Marcia per l'Aquila, il “Concerto per pubblico e orchestra - Trois langages imaginaires” eseguito dall'Orchestra Sinfonica Abruzzese, i tavoli esperienziali, la riapertura degli antichi forni, i dialoghi sull'architettura partecipata, una “piazza della partecipazione” aperta alle proposte non in programma.

ambiente malato

Che vi siano dei mutamenti che interessano il clima del nostro pianeta è una evidenza indiscutibile. Che tali mutamenti comportino le maggiori trasformazioni ai caratteri fisici dell’ecosistema planetario e che essi non siano né necessari né richiesti ma solo un effetto indesiderato delle attività antropiche sono constatazioni ineludibili.

Gli effetti dei mutamenti incidono direttamente e pesantemente sulle condizioni di vita della popolazione mondiale, ad esempio riducendo le superfici dei terreni fertili e la disponibilità di acqua, ampliando i deserti, aumentando la vulnerabilità degli insediamenti, variando la regolarità delle precipitazioni. In sintesi incidono in maniere negativa sull’agricoltura e quindi sull’alimentazione e il sostentamento degli abitanti di estesissimi territori, producendo fame, difficoltà per la sopravvivenza, migrazioni, conflittualità per il controllo delle risorse.

calabria vista

È da circa 13 mesi che svolgo la funzione di Commissario regionale di Cittadinanzattiva in Calabria dopo le dimissioni del segretario regionale. In questi mesi ho avuto modo di approfondire la conoscenza di un territorio unico nel panorama nazionale.

La Calabria la conosco bene da oltre 20 anni, se non altro perché ne ho sposato una sua figlia. Terra aspra, dura, selvaggia ma, allo stesso tempo, accogliente, calda e amorevole.

Di una bellezza unica e struggente, in questi ultimi 20 anni è stata letteralmente abbandonata a se stessa.

E’ bastato andare in giro per qualche città, per qualche ospedale, percorrere l’autostrada più lavorata d’Italia (la Salerno-Reggio) e mai finita, parlare con cittadini, operatori e dirigenti, per avere conferme di sospetti che erano certezze.

In fondo i problemi della Calabria sono, fatti i debiti paragoni, gli stessi degli altri territori. Solo che qui è tutto di più.

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