Giustizia

Ben 630 milioni di euro: è questa la cifra da capogiro che l’Italia ha pagato dal 1992 per indennizzare quasi 25 mila vittime di ingiusta detenzione. Lo Stato sbaglia, dunque. E sbaglia tanto: solo nel 2015 il Tesoro ha versato 36 milioni di euro ed altri 11 milioni sono stati versati nei primi tre mesi del 2016.

Lo scorso 20 aprile 2016 si è svolto a Roma, presso la prestigiosa Sala della Regina della Camera dei Deputati, il Convegno “La giustizia riparativa: per una cultura del rispetto e delle responsabilità” in ricordo del prof. Gaetano De Leo, psicologo italiano, professore ordinario di psicologia giuridica e sociale.

processotelematico

Il Ministero della Giustizia ha reso noti i dati relativi al PCT, il processo civile telematico, aggiornati al 31 marzo 2016. Rispetto allo scorso anno si registra un incremento del 34%, con 189.481 depositi telematici in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: questo significa che maggiori sono stati gli adempimenti per via telematica da parte di avvocati e professionisti. Sempre mettendo a confronto il mese di aprile 2015 con marzo 2016 i provvedimenti nativi digitali depositati dai magistrati sono stati 3.824.893 di cui: 1.140.254 verbali di udienza; 414.065 decreti ingiuntivi e 255.961 sentenze.

L’associazione Antigone ha pubblicato il XII Rapporto sullo stato delle carceri italiane, “Galere d’Italia”. Il dossier racconta la situazione dei centri penitenziari nel nostro Paese ed il quadro non appare dei migliori: mancano i posti letto per oltre 3.000 detenuti, molti altri vivono in meno di quattro metri quadri e la spesa annuale supera i 3 miliardi.

Pioggia di mail per i senatori della Commissione Giustizia che sta lavorando alla riforma della giustizia minorile contenuta nel disegno di legge A.C. 2953-A, che delega il Governo a effettuare un'ampia riforma del processo civile, in un'ottica di specializzazione e semplificazione dell'offerta di giustizia.

Si continua a morire in mare e si continua a parlare degli sbarchi e dell’immigrazione come di un’emergenza-urgenza. Esiste un problema di fondo, che riguarda il sistema di accoglienza messo in atto e gestito in Italia: parliamo dei cosiddetti CAS, i Centri di accoglienza straordinaria che oggi sono almeno 3100 in tutto il Paese ed affidati con bandi annuali o biennali o anche con affido diretti nei casi più urgenti dalle singole Prefetture territoriali al singolo gestore. Tali strutture sono sempre più nell’occhio del ciclone della società civile perché varie sono le segnalazioni di situazioni opache, prive di trasparenza e lesive dei diritti umani. Si tratta di un sistema ibrido, in cui i CAS rappresentano la regola e non l’eccezione.

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Una vera e propria mappa geografica della mafia, un’applicazione scaricabile nel proprio smartphone  da consultare per conoscere con precisione il sistema mafioso e la collocazione del fenomeno criminale. Ma anche chi sul territorio lo combatte, giorno dopo giorno, pubblicizzandone eventi e iniziative, con l'obiettivo ultimo di creare il più grande database sulla criminalità organizzata esistente in Italia, al grido di "mappiamoli tutti".

Confermato per l’Italia il record negativo di lunghezza dei processi civili. Secondo il rapporto sulla Giustizia pubblicato dalla Commissione europea, sulla base di tre fattori – efficienza, qualità del sistema giudiziario nonché indipendenza percepita dei giudici – per un processo civile ci vogliono oltre cinquecento giorni per una sentenza di primo grado.

Nasce a Roma un centro specializzato nella riabilitazione delle vittime di tortura e trattamenti inumani e degradanti. Il progetto, dedicato a migranti, rifugiati, richiedenti asilo ed a qualsiasi persona che abbia subito torture, è stato realizzato da Medici senza frontiere (Msf) con Medici contro la tortura e la collaborazione di Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).

I detenuti stranieri sono 17.679, rappresentano il 32% della popolazione carceraria e provengono soprattutto dai Paesi del nord Africa, dall’Albania e dalla Romania. A parità di pena, statisticamente restano in carcere più a lungo degli italiani perché non riescono ad accedere alle misure alternative e per le molteplici difficoltà legate alla lingua ed ai difficili rapporti familiari, data la lontananza dai propri cari.

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